Wednesday 24 December 2008

Xmas gift

What a Xmas gift!!

Sorpresa di Natale de L'Unita' a Say again, please?



Much appreciated! :)

Tuesday 23 December 2008

Resolution




Questo blog segue, per arbitraria decisione del suo creatore, i ritmi lavorativi dello stesso.

Visto che le vacanze di Natale sono alle porte, approfitto per augurare a tutti quelli che passeranno da queste parti un Buon Natale ed un Buon Anno Nuovo, dando appuntamento a meta' gennaio 2009, poco piu' poco meno.

Chiudo l'anno con l'unico post possibile: sulle resolutions, ovvero i buoni propositi per il nuovo anno. Visto che scripta manent, magari saranno piu' difficili da disattendere...

Nemo's New Year's Resolutions (in ordine sparso)

1) Leggere piu' libri. Mens sana.
2) Frequentare piu' milonghe. Perche' a lezione non ci si appropria di un proprio stile.
3) Fare sport. Qui il piu' non serve, gia' un po' sarebbe un incremento del 100%.
4) Informarsi per un corso di vela. Questo non mi sembra troppo ambizioso, dovrei farcela.
5) Mangiare meno cioccolata. Ma perche'?
5bis) Cucinare, e quindi mangiare, meglio. In corpore sano.
6) Non lasciare piatti sporchi nel lavello. Perche' sono passati i tempi de L'auberge espagnole
7)
8)
9)
10)

per le 7 8 e 9 mi appello al diritto di privacy

per il 10 si accettano suggerimenti ;)

MERRY CHRISTMAS AND HAPPY NEW YEAR!


Friday 19 December 2008

Garibaldi




Ebbene si, qui ci sono dei biscotti che si chiamano Garibaldi!

E com'e' che non sono mai arrivati in Italia? Forse mangiarsi un Garibaldi a colazione sarebbe stato considerato vilipendio alla Nazione? :)

Oddio, senza correre troppo, forse la prima domanda da porsi e': ma i biscotti Garibaldi hanno qualcosa a che fare con il nostro Giuseppe o no?

Pare proprio di si.

Qualche giorno fa BBC4, ha trasmesso Il gattopardo di Luchino Visconti. Il titolo e' stato tradotto con The Leopard, e gia' questo sarebbe da investigare: com'e' che un gattopardo e' diventato un leopardo? Ma ci porterebbe fuori strada.

L'interessante era il successivo documentario, condotto da un certo Antonio Carluccio , il tipico emigrante che ha fatto fortuna parlando, cucinando, vendendo cibo italiano, a tal punto da condurre uno show ed avere una sua catena di negozi.

Carluccio, che non so perche', in un Paese in cui chiamano tutti per nome, viene chiamato per cognome, ha preso come spunto Il Gattopardo per raccontare, con maestria gastro-affabulatoria, la Sicilia ed i suoi piatti (non credo lo possiate vedere ma comunque questo e' il link: Carluccio and the Leopard). E la storia dei biscotti Garibaldi.

Ha raccontato che Garibaldi ha visitato Londra nel 1864 ( Wikipedia indica una diversa citta' ed una data antecedente di dieci anni ma considerando che lo sbarco risale al 1860, mi sento di dare ragione al nostro Carluccio!).

Pare che una certa azienda, tale Peek Freans, per approfittare della popolarita' di Garibaldi ne associo' il nome a dei suoi biscotti.

I Garibaldi, che forse vi sara' venuta la curiosita', sono dei biscotti a sandwich con ripieno di uva sultanina, dopo piu' di cent'anni resistono ancora sugli scaffali dei negozi, combattendo quotidianamente la loro battaglia per guadagnarsi le attenzioni del consumatore contro biscotti di tutti i tipi, ma soprattuto contro i Bourbon, altro nome dovuto a Mr Peek e Mr Freans.

Quando si dice umorismo inglese....

Saturday 13 December 2008

Scissors/See-saw




- Cosa hai trovato dentro il tuo cracker? chiede la collega inglese a quella italiana
- Scissors (forbici) risponde lei, ma quasi sillabandola in due tronconi e senza accentuarne la prima parte.
- See-saw (altalena)? Chiede con sorriso divertito l'inglese....

Questo giusto per rassicurare che anche noi che viviamo in UK di problemi con la pronuncia ne abbiamo parecchi...

Xmas Lunch and Xmas Crackers




Fin dai primi di novembre,nei pubs e ristoranti, e' tutto un fiorire di avvisi e pubblicita': "Book your Christmas lunch" mi ricorda la lavagna all'ingresso del pub, "Xmas lunch menu" illustra il foglietto lasciato sul tavolo dal cameriere.

Il primo anno pensavo si riferissero solo al pranzo del giorno di Natale, e tenevo per me la domanda "ma chi vorrebbe passare il Natale in un pub?!?".

Per Natale sono sempre tornato in Italia, quindi non so se i pubs siano davvero frequentati anche il 25 dicembre, probabilmente si, come da noi i ristoranti, pero' ho capito che di Xmas lunch (o dinner) se ne fanno un sacco, e ben prima di Natale. Uno per ogni gruppo sociale che si frequenta, e quindi c'e' il Xmas lunch dell'ufficio, il Xmas lunch della squadra di pallavvolo, etc...

Insomma il tutto non e' troppo diverso da quello che succede in Italia, solo che, come sempre, qui e' tutto piu' strutturato, od ingessato a seconda di come si voglia vederlo.

Mentre in Italia basta dire "senti allora andiamo a mangiare una pizza stasera con gli amici del calcetto"? qui si prenota in anticipo, e non intendo giusto un paio di giorni prima.

Poi i miei Xmas lunch sono stati tutti a un menu fisso, in genere tre portate, a three-course menu, composto da starter, main e dessert ed in genere ognuno da scegliere tra tre diverse opzioni.

Ma la vera attrattiva del Xmas lunch per lo straniero curioso, sono i Xmas crackers.

I crackers, che anche qui sono delle sfogliatine di grano, quando diventano Xmas crakers si trasformano in tutt'altro: un cilindretto di carta con una forma vagamente simile ad una caramellona.

Ovviamente, anche se a Natale siamo tutti piu' buoni, non vuol dire che siamo tutti uguali, ed anche per i Xmas cracker, valgono le regole che valgono per gli altri prodotti. Ce n'e' una gamma infinita che va da quelli piu'economici, con regalini un po' tristi, a quelli luxury, a quelli alternativi fatti in carta reciclata, a quelli mini (che sono quelli che mi portero' in Italia causa volume disponibile in valigia....)

Il cracker e' un po' come l'uovo di Pasqua, ha una sorpresa dentro. Ad essere precisi in realta' in genere contiene tre oggetti: una sorpresa, una corona di carta ed un foglietto con un barzelletta scema, di quellle che mi ricordano le risate a dentri stretti della Settimana Enigmistica (tipo Why was Santa's little helper feeling depressed? He had low elf-esteem).

Il rituale e' il seguente: se ne mette uno in corrispondenza di ogni posto a tavola. Ogni commensale prende il suo cracker da una estremita' offrendo l'altra alla persona che ha di fronte, la quale fa la stessa operazione con il suo. Poi ognuno tira il cracker a se', strappandolo, e facendo cosi' saltare una infinitesimale carica esplosiva. A chi resta in mano il troncone piu' lungo, va l'esaudimento del desiderio espresso, un po' come nella tradizione americana del wishbone.

Ma perche' invece di importare Xfactor non abbiamo importato la tradizione dei Xmas crackers?!?

Monday 8 December 2008

Day




Qualche anno fa, mentre ero in tesi, un ricercatore poco piu' che mio coetaneo mi confido' una frase rivelatrice: " la tesi e' come il maiale, non si butta via nulla".

Feci allora, e rifaccio adesso, mie le sue parole. Anche nei blog non si butta via nulla; e speriamo che la salsiccia venga saporita quanto il prosciutto ;)

Qualche post fa, mentre scrivevo di dog days e di caniculares dies, mi sono soffermato sul legame tra days e dies.

Non conosco tante parole inglesi che derivano dal latino, anche se, la solita Wikipedia ci ricorda che "l'inglese ..... è una lingua indoeuropea appartenente al ramo occidentale delle lingue germaniche.....[e] contiene più termini di origine non-germanica (specialmente latina) che germanica".

Cercando in rete mi sono imbattuto nel Book of Common Prayer, un testo della meta' del cinquecento, pubblicato sotto il regno di Edward VI figlio di Henry VIII, che raccoglie e regola la liturgia della Church of England, a quei tempi fresca di separazione della Chiesa di Roma.

In una parte di questo libro, nel calendario di luglio, si puo' trovare una sorta di anello di collegamento tra dies e days, il testimone dimenticato di una staffetta linguistica, che e' anche la mia salsiccia: dog daie.

A chi piacesse vedere come le parole si rincorrono nei secoli, lascio il divertimento di gironzolare tra le pagine del libro; cito solo un paio di curiosita': JULY HATH XXXI. DAYES con un tedeschissimo hat e MORNYNG AND EVENYNG PRAIERS dove la i e la y giocano a scambiarsi di posto rispetto ad oggi.

Per chi poi fosse veramente "addicted", come il sottoscritto, suggerisco un libro, che non ho letto, ma che l'Economist ha pubblicato tra la lista dei books of the year: The Secret Life of words: How English Became English.

Come si vede dal link, non un vero e proprio dizionario etimologico, bensi' la raccolta di una quindicina di parole delle quali l'autore racconta la storia.

Carina come idea...mi ricorda qualcosa.... :)

Wednesday 3 December 2008

Theorically




Oggi ho imparato che...

- In teoria, teoricamente si potrebbe pensare di tradurlo theorically.

- In pratica, si traduce in theory, al massimo theoretically (poco sentito, penso causa effetto scioglilingua).

Monday 1 December 2008

Dog days




Stagnazione, recessione, stagflazione, cassa integrazione e poi, da questa parte della Manica, credit crunch, house repossession, bailout, insomma periodi cupi, roba da stringere la cinghia. Giorni di declino, anzi: dog days.

Che rende davvero bene l'idea, dopo tutto nei periodi di declino e' molto probabile che, se non proprio una vita da cane, qualche giorno da cane capitera'!

Un po' meno immediato ma decisamente piu' affascinante, il secondo significato di dog days, ovvero quello di giorni piu' caldi dell'anno.

E' dovuto a Sirio, cane di Orione nella mitologia e stella piu' brillante della costellazione, per l'appunto, del cane, che nel nostro emisfero sorge in estate.

Insomma dog days come diretto discendente della canicola, dei caniculares dies. E chi ci avrebbe mai pensato?


PS: Se a questo punto vi fosse venuta voglia di giocare un po' col planetario, suggerisco una visita a stellarium. Come si dice in questi casi: per grandi e piccini.

Friday 28 November 2008

Privacy




Privacy e' non invadere gli spazi degli altri, non curiosare nella loro vita, non chiedere neppure le cose che ai nostri occhi appaiono futili, perche' ognuno ha il diritto di non dovere dare spiegazioni della propria vita alle altre persone.

Concetto chiaro, ed anche molto inglese, ma la sua messa in pratica ancora mi sfugge, come quei passi di tango che ormai ho capito ma che non riesco ancora ad eseguire.

Monday November 24th, 2:30 pm, Meeting room A.

Entro e vedo che sono il primo, dei cinque che devono partecipare al meeting, ad essere arrivato; nella stanza c'e' solo il collega inglese che ha convocato il meeting. Ha una vistosa garza che gli fascia completamente il pollice della mano sinistra, e mi viene spontaneo chiedergli cosa gli sia successo.

Nulla di grave, risponde, mi sono tagliato mentre affettavo una cipolla.

Entrano gli altri, tutti inglesi. Due chiacchere introduttive ed il mio collega inizia la presentazione. Ad un certo punto si confonde su un passaggio e per scusarsi butta la' un: "si vede che mi sono tagliato anche la testa oltre al dito". Solo allora gli altri, che lo conoscono tanto bene quanto me, gli domandano come si sia procurato la ferita.

Ho avuto l'impressione che loro non si sarebbero permessi di porre la domanda "a freddo", come invece ho fatto io. Il mio collega, entrando in argomento, e' come se lo avesse "sdoganato" lasciando intendere che non gli dava fastidio parlarne.

Visto che non ero sicuro di questo meccanismo, mi sono riproposto di stare un po' piu' attento al modo in cui comunicano. Non ho dovuto aspettare a lungo.

Tuesday November 25th, 8:30 am, Main Office.

Uno dei miei colleghi inglesi domenica ha portato in ospedale la bambina di pochi mesi, per quella che e' stata diagnosticata poi come una brutta bronchite.

In questi giorni e' comprensibilmente un po' teso. Quando arriva alla sua scrivania, proprio di fronte alla mia, sono tentato da un "ciao, come va? meglio oggi la bambina?", invece mi trattengo e decido di osservare cosa fanno loro.

Un collega inglese saluta con un "everything's ok?" e visto che il primo risponde parlando della bambina, la discussione procede con domande piu' dirette.


Ma ancora una volta solo perche' ha avuto il permesso. Se all' "everything's ok" ci fosse stata una generica risposta "yes it is" sicuramente non ci sarebbe stata nessuna domanda diretta sulla salute della bambina.

Insomma, forse quella che da noi a prima vista viene generalmente interpretata come freddezza o disinteresse, invece e' piu' un chiedere "permesso, posso entrare? (nella tua vita privata)" prima di lanciarsi in domande che potrebbero mettere a disagio l'altro.

A volte lo trovo molto civile, oltre ad avere i suoi vantaggi quando si ha la luna storta, altre mi fa sentire, anche a me, moderatamente latino, un po' frenato, contenuto nelle emozioni. Non ho ancora deciso quale approccio preferisco.

Sunday 23 November 2008

Square peg, round hole




Visto che sono a casa malaticcio, ho passato parte del pomeriggio guardando il dvd The Holiday, una di quelle commmedie all'americana ben confezionate e con trama (ricercatamente) senza sorprese, che risultano appunto perfette per giornate come queste.

Ad un certo punto, mentre c'e' una scena di litigio (o forse dovrei dire la scena del litigio, perche' ce n'e' sempre una in questo genere di commedie), Kate Winslet per dire "siamo due persone diverse, non fatte l'una per l'altra", usa l'espressione "square peg, round hole", qualcosa tipo siamo uno spinotto quadrato ed un buco rotondo, che direi rende bene l'idea di una certa incompatibilita' di fondo.

Il dizionario riporta un'espressione simile, a square peg in a round hole, col significato di "un pesce fuor d'acqua". Da ricordare nel caso "A fish out of water" (che esiste ed e' corretto) vi suonasse troppo italiano.

Friday 21 November 2008

Hire and Fire




Iera sera mi sono visto on line l'ultima puntata de L'infedele, la trasmissione di Gad Lerner. Tra l'altro, se la seguite anche voi, vi consiglio la visione on line: ve la vedete il giorno dopo, e' vero, ma senza pubblicita'. Meglio approfittarne finche' dura.

La puntata parlava di "nuovi disoccupati", anche insoliti, come gli ingegneri che lavoravano nella sede di Torino della Motorola, licenziati perche' la nota societa' americana di telecomunicazione ha deciso di chiudere i siti europei di ricerca e sviluppo.

Mi ha fatto tornare in mente un collega che ha lavorato un po' negli States come contractor (lavoratore a contratto o a progetto, ora non so bene a cosa corrisponda in Italia) e poi e' tornato in Europa perche' li' il settore in cui lavorava era in crisi. E mi spiegava che negli Stati Uniti vige la filosofia "hire and fire".

Insomma, le aziende assumono quando ce n'e' bisogno, licenziano quando ce n'e' bisogno. Il tutto funziona solo perche' c'e' un mercato che poi in qualche modo, da qualche parte, e' capace di offrire nuove opportunita' a chi ha perso il lavoro. Ma in Italia?

Mi sa che nuovi cervelli in fuga saranno presto disponibili sul mercato....

Wednesday 19 November 2008

Scenario




Scenario, in inglese, si scrive e significa scenario.

Per una volta una parola facile, quasi amica direi. Ma il plurale?

Oggi, al lavoro, mi e' arrivata una mail che era un forward di un forward di un forward...insomma il tipo di email che, in una multinazionale, fa il giro del mondo prima di arrivare.

Il primo a parlare di scenari (un francese) ha usato scenarios. Il secondo, un inglese, ha preferito scenarii, mentre il terzo, ancora inglese, di nuovo scenarios.

Cercare sui dizionari non ha risolto del tutto la questione, in quanto l' Oxford Dictionary specifica solo scenarios, mentre lo Zanichelli gli affianca anche scenari.

Di fronte a questi diversi... scenari (scusate proprio non ce la faccio a resistere al calambour :) non mi restava che una possibilita': interpellare Google.

L'oracolo ha cosi' risposto:

25,400,000 per scenarios
2,340,000 per scenari
814,000 per scenarii

Vox populi vox Dei: da oggi per me il plurale inglese di scenario e' scenarios.

Sunday 16 November 2008

Solace




Sabato sera: cinema. Un classico.

Questa volta abbiamo optato per l'ultimo film di 007 "Quantum of solace".

Uno di quei film di cui tutti parlano, per cui alla fine le parole del titolo diventano familiari. Familiari ma non note.

Sono dovuto andare sul vocabolario a cercare solace, per scoprire che deriva dal latino solacium e significa consolazione. Non ho capito pero' se e' sinonimo di consolation o no. Il vocabolario riporta come esempio "trovare consolazione nella religione", quindi magari solace e' solo per le grandi consolazioni dell'anima, per il resto c'e' il piu' quotidiano consolation. Indaghero'.

Ma quello che ieri mi ha sorpreso e' stato vedere scritto (over18s) accanto all'orario delle 20:30. Un film di James Bond, con sponsor tipo CocaCola e Swatch, vietato ai minori? Ma quando mai? Cerco un po' tra le pagine web del sito del cinema e trovo che, by popular demand (sigh!), esiste un over 18s screenings ovvero una proiezione per soli maggiorenni, anche se il film non e' vietato.

Si, perche' vuoi mettere il fastidio di avere seduto accanto un ragazzino di 15 anni per le due ore di un film? Inventiamoci invece una bella proiezione solo per maggiorenni!

Ma esistono davvero adulti a cui questo potrebbe dare fastidio? Voglio sperare sia solo una trovata pensata per i ventenni che vogliono essere sicuri di non trovarsi tra i piedi i vari little brothers e little sisters .

Pero' non e' detto, perche' la settorizzazione per eta' l'avevo gia' notata. La stessa catena di cinema offre anche il Senior vue, uno spettacolo pomeridiano a prezzo ridotto, solo per ultrasessantenni.

Ottima idea scontare il prezzo del biglietto agli anziani ma perche' tutta questa divisione per fasce d'eta'? E se un trentenne avesse un pomeriggio libero e volesse vedersi proprio quel film? Niente, rimandato a casa.

Profondo disaccordo. Per cui abbiamo fatto l'unica cosa in nostro potere: siamo andati allo spettacolo delle 20:00.

Tuesday 11 November 2008

Poppy




In Flanders' Fields by John McCrae

In Flanders' fields the poppies blow
Between the crosses, row on row,
That mark our place: and in the sky
The larks, still bravely singing, fly
Scarce heard amid the guns below.

We are the dead. Short days ago
We lived, felt dawn, saw sunset glow,
Loved and were loved, and now we lie
In Flanders' fields.

Take up our quarrel with the foe;
To you from failing hands we throw
The torch; be yours to hold it high,
If ye break faith with us who die
We shall not sleep, though poppies grow
In Flanders' Fields


E ' da un mesetto ormai che qua in Inghilterra moltissime persone vanno in giro con dei papaveri di carta appuntati sui vestiti.

Al supermercato, nei centri commerciali, alla mensa, ovunque ci sia gente di passaggio, c'e' qualcuno pronto ad offrirvi un poppy (papavero per l'appunto) in cambio di una offerta.

Stanno li', con il loro mazzetto di poppies (sottolineamo il plurale irregolare, gia' che ci siamo) in una mano e un salvadenaio a forma di cilindretto allungato nell'altra. E aspettano.

Stanno facendo una raccolta fondi talmente nota che non viene neppure spiegato bene per quale (buona) causa venga fatta.

Che sia in ricordo dei caduti di guerra, l'ho capito sabato scorso a Bath, dove, nella piazzetta antistante la chiesa principale, avevano posto dei blocchi di pietra in modo da formare il perimetro di una croce. Perimetro riempito poi di terra e ricoperto con un manto erboso in cui avevano piantato tante crocettine di legno (cristiane, ebraiche, musulmane), ciascuna con il suo poppy attaccato sopra. E su ogni poppy, dei nomi e delle date; con una delle due quasi sempre tra il 15 ed il 18, o tra il 40 ed il 44.

Ho deciso di indagare un po' ed ho scoperto che la raccolta e' gestita dalla Royal British Legion, una charity che offre supporto a chi ha servito o sta servendo le Forze Armate Britanniche, organizzando ogni anno il Poppy Appeal.

Il primo Poppy day risale all'11 Novembre 1921, ed il ricorso al papavero vuole essere un richiamo alla poesia di John McCrae che ricorda una battaglia, della Prima Guerra Mondiale, avvenuta nelle Fiandre. Lo stesso McCrae, medico militare in servizio nell'esercito canadese, mori' di polmonite proprio durante quella guerra.

La scelta dell'11 Novembre e' dovuta invece al fatto che l'armistizio che sancisce la fine della Prima Guerra Mondiale fu firmato proprio l'11 Novembre, con effetto dalle ore 11 AM.

11/11/11. Mai avrei pensato che i militari seguissero la cabala.

Sunday 9 November 2008

BFN TTYL




Il mondo, penso sarete d'accordo, si divide in due: quelli cresciuti prima dell'era del telefonino e gli altri.

I primi generalmente scrivono (quando li scrivono) messaggi tipo: "Ciao, come stai? E' da molto che non ci sentiamo, perche' non andiamo a prenderci un caffe'?". Con tanto di punteggiatura, maiuscole, consecutio corretta e niente emoticons.

I secondi invece mandano messaggini stile: "C6? Ke fai stasera?". Appartenendo alla prima categoria, in realta' non so neppure fare un esempio decente....

Tempo fa, mentre, in cerca di tutt'altro, sfogliavo le ultime pagine del vocabolario, sono incappato nell'appendice 'English in Electronic Communication', ovvero una lista dei modi di scrivere nati e proliferati con l'uso dei cellulari.

Un breviario di tutto quello che serve per usare il vostro MOB (mobile) per inviare un TEXT (sms) alla vostra ragazzina (o ragazzino) dai capelli rossi ed invitarla(o) ad un F2F (face to face) B4 (before) 2nite (tonight). Per cui, eccovi un po' di stenografico vocabolario (sorry per l'allineamento, non ho ancora capito come si fanno i tab in HTML):

  • CU see you
  • GAL get a life
  • GR8 great
  • H8 hate
  • ILUVU I love you
  • KIT keep in touch
  • TX thanks
  • XLNT excellent

Il messaggio, ovviamente, si chiudera' con una X (kiss), con un X0X0X (hugs&kisses), o se proprio vi volete sbilanciare un XXX.


BFN TTYL!
(Bye for now, talk to you later)

PS: come direbbero quelli di Amazon, Customers Who Bought This Item Also Bought: w.r.t.

UneasyJet




Oggi mi sono finalmente deciso a collegarmi al sito di easyJet per comprare il biglietto aereo di ritorno per le vacanze di Natale. Purtroppo due mesi di anticipo non sono niente nell'era delle prenotazioni on-line, ed infatti alcuni prezzi erano gia' molto alti, tutt'altro che low-cost!

Ma l'uneasy non se lo sono meritato per questo, bensi' per il sito web, esteticamente carino ma molto poco friendly.

Tanto per raccontare quella di oggi: ma perche' se prenotate un volo Italia-Inghilterra tra le opzioni di pagamento non c'e' la debit card (insomma il bancomat inglese)? Solo gli italiani volano in quella direzione? E se un inglese e' sceso in treno, in macchina o se l'e' fatta pedibus calcantibus? Ok, c'e' l'opzione carta di credito, pero' la commissione e' piu' alta. Perche' devo pagare di piu'?

Per fortuna tra noi expats chiaccherate sull'argomento voli&spostamenti sono all'ordine del giorno, e mi sono ricordato di quella volta che un collega mi racconto' un trucchetto per aggirare il problema: occorre iniziare una prenotazione andata e ritorno con partenza dall'Inghilterra, anche se a noi interessa solo il ritorno e poi cancellare l'andata. Cosi' Mr easyJet vi considerera' inglese ed al momento del pagamento l'opzione debit card sara' presente.

Risparmio conseguito con questo "aggiramento"? £3.2(diciamo 4€). Mi ci compro un numero dell'Internazionale e mi fanno pure il resto. Tie'! ;)

Sunday 2 November 2008

Suspense




Ieri sera con una serie di passaggi totalmente casuali come puo' solo capitare in rete, partendo da alcune interviste di Severgnini sulle elezioni americane, sono passato ad un filmato di Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere, che commentava un'intervista di Umberto Eco rilasciata ad una trasmissione della televisione svizzera.

Per curiosita' ho guardato il filmato. Visione consigliata a tutti. Dico solo che io me lo sono visto due volte! Unico effetto collaterale quello di sentirsi di un'ignoranza sconfinata, abissale e probabilmente incolmabile. Tuttavia per provare a rimediare, ho gia' allungato la Xmas wish list, d'ora in poi per brevita' XWL, con altri due libri: Sei passeggiate nei boschi narrativi e Diario Minimo - quello per intenderci dove c'e' il tanto citato saggio "Fenomenologia di Mike Bongiorno".

Ed in tutto questo l'inglese che c'entra direte voi...c'entra perche' Eco fa notare, en passant, che la corretta pronuncia della parola suspense non e' "suspans" come di solito si pronuncia in Italia, mica e' una parola francese, bensi'....anzi non lo dico, cosi' magari vi viene voglia di dare un'occhiata al filmato ;)

Rats live on no evil star




No, non e' un modo di dire, sgombriamo subito il campo da possibili equivoci.

Giovedi scorso sono stato a vedere "Caos calmo" ed e' cosi' che hanno sottotitolato il palindromo "i topi non avevano nipoti".

Ho scritto sottotitolato e non tradotto, perche' in UK i film non si doppiano. Non so se sia un bene od un male, perche' e' vero che puoi sentire la voce vera dell'attore, ma il film piu' che vedertelo te lo leggi.

Comunque, restando in argomento di palindromi, il mio preferito e' accavallavacca, una sorta di fantomatico strumento per accavallare le vacche. Tra l'altro ho scoperto proprio mentre preparavo questo post che e' il titolo di un libro di Bartezzaghi; quasi quasi lo metto nella mia wish list natalizia insieme al libro di Veronesi.

Saturday 1 November 2008

November/December Pool




Per una volta non parliamo di cibo....bensi' di carburanti.

Si perche', se in Italia ci si lamenta sempre (e giustamente) del fatto che il loro costo aumenta con l'aumentare del prezzo del petrolio mentre non diminuisce quando il prezzo scende, qui questo capita. Poi, siccome l'appetito vien mangiando, hanno gia' individuato la prossima battaglia.

Solo un paio di giorni fa ho visto copertine di giornali che chiedevano alla societa' che gestisce gli autobus di ridurre il costo del biglietto visto che negli ultimi mesi il costo del barile e' crollato.

Vi terro' informati....nel frattempo potete fare i confronti con l'Italia su questo sito.

ARCHIVIO SONDAGGI

Wednesday 29 October 2008

Luckily/Likely




Quando a scuola iniziammo a studiare lingua straniera (nel mio caso francese), mi colpi' molto il fatto che la pronuncia potesse seguire regole diverse dall'italiano. Non riuscivo proprio ad immaginare qualcosa di diverso dal "si pronuncia come si scrive" e concludevo, parafrasando il mio fumetto preferito, "Il sont fous ces français..." ;)

Di stare un po' piu' attento all'ortografia quando ho a che fare con le lingue straniere, me ne sarei dovuto ricordare qualche giorno fa quando in un documento ho scritto "luckly" invece di "likely". Ricordavo la pronuncia, qualcosa tipo "lakeli", la mia mente ha fatto l'associazione "a si scrive u", e via...documento pronto per la firma.

Per tranquillizzarvi, vi diro' che l'errore e' stato subito intercettato :) Quando pero' ho spiegato che la mia confusione nasceva dal fatto che le due parole si pronunciassero praticamente allo stesso modo, il mio collega mi ha guardato stupito, come se invece di luckily/likely le due parole fossero, chesso', house/good. Per lui la pronuncia e' veramente diversa.

In effetti facendo attenzione la differenza c'e':

LUCKILY si pronuncia LΛCKLI
LIKELY si pronuncia LAIKLI

Per un ripasso di pronuncia, rimando ad un impeccabile servizio offerto dalla BBC; entry page: vocale Λ.

Tuesday 21 October 2008

w.r.t.




Domanda: ma nel vostro lavoro ci si esprime in un linguaggio comprensibile o si parla per sigle?

Scioccato fin dal primo giorno di lavoro grazie ad una mail che piu' o meno recitava "urgent meeting to discuss the WRBM due to TDG", quando oggi mi e' arrivata una comunicazione in cui c'era un certo "w.r.t." ho pensato fosse un'altra sigla da addetti ai lavori. Ho chiesto delucidazioni al mio vicino di desk, il quale invece mi ha spiegato che in realta' e' un'abbreviazione inglese: w.r.t. -> with respect to.

L'archiviero' insieme alle altre....

- a.s.a.p (as soon as possible, che piace tanto anche in Italia)
- o.n.o. (or near offer)
- f.y.i (for your information)

E voi quali conoscete?

Sunday 19 October 2008

A.I.R.E




Nuovo tag! Living in UK.

Penso sia arrivato, almeno per me, il momento di chiarirmi un po' le idee su alcune questioni fondamentali. Perche' una cosa e' venire in Gran Bretagna come turisti o studenti per qualche settimana o mese, una cosa e' viverci.

Per ora ho molte domande non risposte, tipo: Come funziona la sanita' in UK? E la pensione su quali basi viene calcolata? Quali meccanismi regolano l'acquisto di una casa? Trasferirsi in un Paese straniero e' un po' ricominciare da capo, con vantaggi e svantaggi connessi.

Living in UK cerchera' di fare un po' di luce su questi aspetti. Non aspettatevi post molto spiritosi...come noto la burocrazia non ha il senso dell'umorismo, casomai a volte, involontariamente, quello del ridicolo ;)

Partiamo dal principio, ovvero: devo dirlo a qualcun'altro oltre ad amici e parenti che sono emigrato?

E' un tema spesso dibattuto con i miei amici, perche' tutti noi expats siamo a conoscenza dell'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero) ma nessuno e' veramente sicuro dei vantaggi e degli svantaggi dell'essere iscritto.

Allora ho deciso di fare un po' di ricerche in rete e dare un'occhiata a qualche documento ufficiale.

Il Ministero dell'Interno ha una pagina informativa sull'AIRE nella quale vengono indicati fin dalle prime righe i riferimenti legislativi: la legge n. 470 del 27 Ottobre 1988 ed il DPR n. 323 del 6 Settembre 1989.

Anche se, per iniziare, forse puo' bastare un ottimo opuscolo scaricabile dal sito del Ministero dell'Interno.

Anticipo alcuni punti (per me) salienti:

- "L'AIRE contiene i dati dei cittadini che hanno dichiarato spontaneamente .... di voler risiedere all'estero per un periodo di tempo superiore ai dodici mesi o, per i quali, e' stata accertata d'ufficio tale residenza".

- "L'iscrizione all'AIRE e' di norma effettuata a seguito della dichiarazione, resa dall'interessato, all'Ufficio consolare di residenza, attraverso la compilazione di un apposito modello" (che puo' essere scaricato, ad esempio, dal sito del Consolato Italiano a Londra).

- L'iscrizione e' gratuita (non viene citata da nessuna parte la fatidica marca da bollo!)

- L'iscrizione consente di votare per tutte le consultazioni elettorali e referendarie, anche se con modalita' diverse:
  • Per le consultazioni amministrative, nonche' per l'elezione diretta del presidente e del consiglio regionale e per le consultazioni referendarie di carattere locale, gli elettori all'estero ricevono una cartolina-avviso, che consente loro di poter rientrare in Italia per prendere parte al voto.
  • In occasione delle elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, gli elettori residenti nell'U.E. ricevono un apposito certificato elettorale per votare nei seggi istituiti “in loco” nel Paese di residenza.
  • Per il rinnovo del Parlamento italiano e per le consultazioni referendarie a carattere nazionale, e' stata istituita, dalla Legge 459/2001, l'apposita circoscrizione estero per l'elezione di sei senatori e dodici deputati, per la quale gli elettori all'estero possono esprimere il proprio voto per corrispondenza.

- Curiosita' 1: pur essendo l'iscrizione obbligatoria, la non iscrizione non viene sanzionata (e' un vuoto legislativo? E' una scelta? O e' il solito approccio all'italiana secondo cui si fanno le leggi ma poi non ci si concentra troppo sull'aspetto "farle rispettare"?)

- Curiosita' 2: sul sito del Consolato Italiano a Londra vengono riportati ulteriori vantaggi dell'essere iscritti:
  • ottenere una tariffa elettrica agevolata da parte dell'ENEL ed una riduzione sulla tassa per la raccolta dei rifiuti urbani per i proprietari di una casa o altro immobile in Italia.
  • poter richiedere una carta di sconto: la IT card. Apparentemente appetitosa brochure sul sito del Ministero degli Esteri.

- Curiosita' 3: Oltre all'iscrizione all'AIRE l'opuscolo parla anche di iscrizione agli schedari consolari ("Richiedere l'iscrizione negli schedari consolari e' un dovere civico. Chi non si iscrive negli schedari consolari non puo' neanche essere iscritto all'AIRE). Sul sito del Consolato di Londra non ho trovato niente. Forse col modulo di iscrizione all'AIRE come procedura interna si viene automaticamente iscritti anche a questi schedari?

- Curiosita' 4: tutte le informazioni che spesso si trovano in rete, trattano nel dettaglio la questione del diritto di voto. Solo nell'opuscolo cui accennavo sopra ho trovato un'informazione che riguarda l'assistenza sanitaria e che secondo me e' ancora piu' importante (non vorrei risultare di scarso senso civico, ma... come si dice... la salute prima di tutto! ;)

Per i lavoratori con contratto di lavoro non italiano, la copertura sanitaria italiana si limita alle urgenze: "e' prevista - in caso di rientro temporaneo in Italia - un'assistenza sanitaria limitata alle sole prestazioni ospedaliere urgenti, per un periodo massimo di 90 giorni ad anno solare".

In effetti nessuno ci ha costretto ad emigrare e visto che non si pagano le tasse in Italia e' coerente non poterne usufruire i servizi.

Resta il fatto che il problema sanita' e', in genere, tutt'altro che secondario. Anche senza considerare le difficolta' comunicative, non ho sentito parlare benissimo della sanita' inglese. Voi ne avete avuto a che fare? Che esperienze avete avuto? Forse e' il caso che pensi ad una assicurazione privata?

Wednesday 15 October 2008

Payslip




Sabato scorso mi e' arrivato il cedolino dello stiperndio, il payslip.

Contrariamente alla busta paga italiana, piena di tasse regionali e nazionali, piena di prelievi e rimborsi (nella mia ricordo c'era una riga per il prelievo del costo dei pranzi della mensa, seguita da una riga per l'esatto rimborso), qui, con sano pragmatismo c'e':

1) quanto paga l'azienda
2) quanto si trattiene lo Stato
3) quanto viene depositato sul conto corrente.

Gia' questo puo' rivelare un po' di sano pragmatismo inglese, ma quello che vorrei invece sottolineare e' che il payslip mi e' arrivato a meta' mese (e cosi' anche lo stipendio, of course!).

E' un piccolo particolare ma se ci pensate voi lavorate "gratis" dal primo all'ultimo del mese, arrivato il quale riscuotete un compenso per tutto il lavoro svolto. Il pagamento "a posteriori" e' la soluzione piu' vantaggiosa per chi deve pagare il lavoro.

Per l'impiegato, ovviamente la soluzione piu' vantaggiosa sarebbe l'opposta, avere i soldi in anticipo e fin gia' dal primo giorno di lavoro essere pagati per tutto il mese.

La soluzione piu' equa e' proprio riceverlo a meta' mese.

Vi piace? Lo proponiamo a Brunetta e Marcegaglia? :)

Sunday 12 October 2008

Muddle




Lo stabilimento dell'azienda per cui lavoro, e' molto grande (tanto per darvi un'idea c'e' un servizio interno di bus!). Il 99% degli impiegati quindi entra con l'auto mostrando un pass all'ingresso (il restante si e' fatto affascinare dal bike2work, not my cup of tea in un paese cosi' piovoso....sorry).

A volte pero' vengono fatti ulteriori controlli, giusto per assicurarsi che nessuno si porti via niente (non era Chiambretti che aveva filmato che si poteva entrare in un'universita' italiana, prendersi un computer ed uscirsene indisturbati?).

Beh, oggi mi e' toccato uno di questi controlli. Quando ho dovuto aprire il bagagliaio, l'agente della security, vedendolo vuoto e pulito, ha commentato che il suo invece e' full of "muddle". Io la guardo perplesso. "Muddle" ripete lei, seguendo il solito schema secondo cui se uno straniero non capisce, si ripete quello che si e' detto tale e quale. (Approfitto, una volta per tutte: conosciamo poco l'inglese, non e' che siamo sordi, e' diverso!! :)

Comunque, ci provo, e dico l'unica parola che gli fa assonanza anche se non c'entra niente: "Medal?". Finalmente arriva l'aiutino: "Muddle, messy".

Tornato a casa, guardando sul vocabolario ho scoperto che esiste anche il verbo "to muddle" che significa mettere in disordine oppure confondere due cose una con l'altra.

Solo alla fine mi e' venuto in mente qualcosa che avevo visto in libreria nel reparto libri per bambini: Mr Muddle, di un noto (non a me, lo ammetto) illustratore inglese, Charles Roger Hargreaves.

Per i curiosi, e per i nostalgici degli anni '70, eccovi un assaggio del "Signor Pasticcione". Enjoy :)

Thursday 9 October 2008

Ground Floor




Partiamo dalla fine: Ma perche' molti inglesi ritengono accettabile vivere in una sorta di scantinato?

Rewind:

Qualche giorno fa, apro una rivista e ci trovo dentro un depliant pubblicitario per l'acquisto di immobili di lusso sparsi un po' in tutto il mondo. Sfoglio sognante fin quando, dopo i soliti grattacieli di Dubai, non mi imbatto in un advertisement di una villa della lucchesia: Villa Guinigi, una delle piu' famose ed importanti... "e come sarebbe che (me) la vendono?!?!?"

Mi collego subito al sito. Come spesso accade per queste grandi, e sempre piu' difficilmente gestibili, ville, la stanno smembrando, vendendo a pezzettini: tanti appartamenti(ni) per i soliti clienti ultrafacoltosi (dare un'occhiata alla spa giusto per farsi un'idea).

Inizio a guardare questi appartementi e noto che vendono anche un ground floor flat.

Il Ground Floor secondo il dizionario e': the floor of a building at ground level (piu' che una definizione, quasi una tautologia).

Quindi, come sempre, e' solo un prolema di sistema di riferimento, e tutto sta nel capire a quale livello stia il ground level.

Spesso sotto terra.

Appena arrivato in UK, l'agente immobiliare mi porto' a vedere un po' di appartamenti. Arrivati davanti ad una casa elegante, in pieno quartiere posh io pensai "bellissima, e per un affitto cosi' basso poi!". Ci dirigemmo verso la casa, ma invece di entrare dalla porta principale, la mia guida scese giu' per delle scalette che portavano in un appartamento-grotta al piano interrato. Praticamente senza finestre (magari nell'idea che tanto di luce ce n'e' comunque poca?), venni immediatamente preso da un opprimente senso di caustrofobia. Vivere li' dentro? Li' sotto? Usciamo a riveder le stelle, please!

Eppure moltissime case hanno questa struttura.

Ma perche' molti inglesi ritengono accettabile vivere in una sorta di scantinato?

Guinea Pig




Una delle piacevoli conseguenze di avere iniziato un blog di questo genere, e' che gli amici cominciano a segnalarmi le espressioni curiose di cui loro vengono a conoscenza. Quindi, nella migliore tradizione giornalistica del "riceviamo e volentieri pubblichiamo", ecco a voi "Guinea Pig" by Parmigianino.

Appena imparato un nuovo modo di dire da uno scambio di email [....]

Si tratta di due persone. Uno (inglese) ha scritto un report su un caso studio. L’altro (francese, ma con ottima conoscenza dell’inglese) gli ha fatto la review. Tanti complimenti, ma gli fa notare che non ha considerato un certo aspetto nel report.

L’inglese gli dice che in realtà lo aveva considerato quell’aspetto e che a ben guardare c’è un riferimento a proprio a pagina x. Però fa i complimenti al francese e gli dice che effettivamente così formulato il concetto non risulta sufficientemente chiaro e sarebbe senz’altro opportuno esplicitarlo meglio, perché altrimenti poi qualche lettore, magari poco esperto, quella cosa non la capisce.

A questo punto il francese risponde giustificandosi (ma gongolando anche un po’ per aver colto che il punto non era chiaro) e piazza lì la seguente frase:

“I probably would have picked it up if I had read the report seriously enough. Let's say I was a guinea pig for the unattentive readers of this report ;-) “

Solito giro di Wikipedia e dizionari e scopro che il ‘guinea pig’ è il porcellino d’india. E che:

Guinea pig is also used as a metaphor in English for a subject of experimentation; this usage became common in the first half of the 20th century. Biological experimentation on guinea pigs has been carried out since the 17th century; the animals were frequently used as a model organism in the 19th and 20th centuries, but have since been largely replaced by other rodents such as mice and rats.

I porcellini d’india ora non si usano quasi più, ma se vuoi dire ad uno ti faccio da soggetto sperimentale per vedere se una cosa funziona o no, gli dici ti faccio da Guinea Pig…

Fantastico. 

Monday 6 October 2008

Thank you




Cartello fotografato sabato scorso all'Horse Guards:



Post sull'English Politeness à suivre....stay tunes!

Friday 3 October 2008

Leaving do




Quando qualcuno, avendo deciso che e' il momento di iniziare una nuova esperienza, cambia citta' o cambia lavoro, invita amici e colleghi ad un leaving do (do e' un modo colloquiale di chiamare un party). In genere quando riguarda un italiano, e' perche' ha deciso di tornare in Italia.

Il mood del leaving do e' un po' piu' triste di quello di un warming party, sia perche' se ne va un amico, sia perche' aleggiano nei pensieri della serata le solite domande non risposte, tipo: "chi sara' il prossimo?" "ed io tornero'? e quando?".

Sabato scorso avevo uno di questi party. Ovviamente il ritrovo non poteva che essere in un pub, per l'ultima pinta.

Oddio, in realta' penso che noi italiani siamo i peggiori clienti per un pub: berremo se va bene, una birra e mezzo a testa. E quando suona la campana che avvisa l'imminente chiusura della vendita di alcolici e quindi una possibilita' di un ultimo round, nessuno si scompone piu' di tanto.

Anzi il piu' delle volte viene tranquillamente ignorata, persi come siamo nelle nostre chiacchere, che sabato hanno spaziato dall'oroscopo dell'Internazionale al fatto che Gomorra, anzi Gomorrah, come si dice qui, sara' in programma al cineclub ad Ottobre, passando per l'orchestra di Piazza Vittorio ed il prossimo concerto dei Gotan Proiect, gia' tutto esaurito a Londra :(

Beh, alla fine, una gran piacevole serata.

Wednesday 1 October 2008

October pool




Taste the difference e' una linea di prodotti del supermercato in cui vado generalmente a fare la spesa.

E' l'etichetta che viene assegnata per indicare cibi e bevande di qualita' superiore, oppure tipici di altre cucine. Insomma, tutte quelle cose buone che vale proprio la pena assaggiare; che poi, tradotto, vuol solo dire tutte quelle cose buone per le quali il cliente sia disposto a pagare di piu', pur di "taste the difference".

Ma fino a che punto disposto?

Per esempio, un barattolino di funghi sott'olio da 290gr venduto, anzi, come ci insegnano i depliants pubblicitari, offerto a £3.79, secondo me, e' un esproprio capitalistico!

A voi non sembra esagerato?

Votate senza timore. A differenza dei preziosi funghetti, e' gratis! :)

ARCHIVIO SONDAGGI

Sunday 28 September 2008

Comunicazione di(s)servizio #1




Quando sono tornato In Italia ho notato che il sito BBC Iplayer non consente di vedere i filmati al di fuori della Piovosa Isola, probabilmente per motivi di diritti televisivi. Peccato. Lascio il link giusto per chi mi legge dall' UK. Per chi e' in Italia, ho aggiunto un sito di rai educational per l'insegnamento dell'inglese ai vostri (eventuali) kids.

Crisps




Basta poco a far felice un ingegnere. Ad esempio con un "there are some crisps available".

Se c'e' un meeting all'ora di pranzo, la segretaria porta dei sandwiches e delle crisps. Quello che avanza, finito il meeting, viene offerto all'ufficio. Tra chi con indifferenza passa vicino al vassoio, spizzica due o tre patatine e prosegue nel fare quello che faceva prima e chi, invece, con scatto da velociraptor arraffa tutto quel che puo' e torna alla sua scrivania, il vassoio-mangiatoia si svuota velocemente.

In alcuni casi poi, nello stesso giorno del meeting c'e' anche qualcuno che festeggia un compleanno. Allora si puo' puntare ad un pasto completo: tramezzino, patatine e dolcetto. Basta poco a far felice un ingegnere. :)

Vabbe', io scherzo ma qui, nonostante tutte le campagne sul mangiar sano e il "five a day" (ne riparleremo), di crisps se ne mangiano davvero a iosa ed i supermercati sono pieni di pacchetti di patatine di tutti le dimensioni e gusti. E quando dico tutti, intendo proprio tutti!

Ecco un parziale elenco di cosa si sono inventati per soddisfare i bisogni ed i gusti (che definirei vagamente inquietanti se non fosse che nel nostro passato e' esistito il gelato al puffo, non dimentichiamocelo) di questo popolo:

- Ready salted (giusto un po' di sale, l'unica varieta' che ho sempre conosciuto)
- Cheese & onion (formaggio e cipolla)
- Salt & vinegar (sale e aceto)
- Steak & onion (bistecca e cipolla)
- Smoky bacon (pancetta affumicata)
- Chilli & lemon (peperoncino rosso e limone)
- Roast chicken (pollo arrosto)
- Prawn cocktail (cocktail di gamberetti)
- Pickled onion (cipolline sott'aceto)
- Marmite (una crema spalmabile derivata dagli estratti di lievito)
- Tomato ketchup (questo e' chiaro)
- BBQ rib (costolette fatte al barbeque)
- Worcester sauce (salsa worcester)

Ora, a parte che sarei curioso di conoscere quello a cui e' venuto in mente di proporre le patatine al gusto di gamberetto, si potrebbe pensare che vivano abbastanza felici cosi', con una dozzina di patatine ai gusti piu' improbabili. Invece no, stanno cercando altri nuovi spericolati sapori (extreme crisps?). Per chi fosse piu' sensibile all'aspetto economico porto l'attenzione sul fatto che si puo' vincere £50000 piu' l'1% sulle future vendite. Sotto con la creativita' allora!

Inizio io:

- Mango & cocco (per strizzare l'occhiolino ai vegetariani)
- Organic olives & chianti (da agricoltura biologica, per il pubblico dell'upper class)
- Madeleines (perfetta per i coffe shops delle librerie)
- Paracetamol & vitamin C (per gli ipocondriaci)

Your turn now....

Saturday 27 September 2008

Lipstick on a pig




Tutto potevo immaginarmi della mia breve vacanza in Italia, tranne
1) ammalarmi
2) imparare un nuovo modo di dire inglese

Se avete seguito un po' le cronache politiche, avrete gia' sentito "You can put lipstick on a pig, but it's still a pig". Ovvero che la verita' non si riesce a nascondere, neppure se imbellettata. Si puo' mettere un po' di rossetto ad un maiale ma resta sempre un maiale.

A meno che il maiale non sia Miss Piggy, ovviamente.

Wednesday 24 September 2008

(More) Crossings




Non vorrei farne una fissa, ma vorrei tornare sull'argomento attraversamenti pedonali.

Qualche giorno fa, mentre controllavo l'Highway Code, ho scoperto che non ci sono solo le zebra crossings, ma tutto un intero mondo animale, un vero zoo!

Riporto con zelo da scuola guida:

- attraversamento zebra (zebra crossing):
le classiche striscie pedonali a rettangoloni bianchi

- attraversamento pelicano (pelican crossing):
attraversamento con semaforo attivato dal pedone

- attraversamento tucano (tucan crossing):
come il pelicano ma per pedoni e ciclisti

- attraversamento pulcinella di mare (puffin crossing):
simile al pelicano ma una scatola luminosa sopra il pulsante di chiamata, invece di un semaforo

Pulcinella di mare!!!!

Sunday 21 September 2008

Housewarming




In Inghilterra, per festeggiare un trasloco, si invitano gli amici e si fa un housewarming party.

In pratica una festa molto informale, generalmente in piedi, visto l'alto numero di persone, con lo scusa/scopo di far conoscere la nuova abitazione. Anch'io lo feci a suo tempo...come si dice, il primo housewarming non si scorda mai: era il ferragosto 2006 e mangiammo il pandoro, che qui si trova tutto l'anno...

Ieri sera sono stato invitato ad un housewarming party. Un'amica spagnola si e' trasferita a vivere in un nuovo appartamento con il suo english boyfriend.

La serata e' scorsa in maniera molto divertente.....bbq sul terrazzo con hamburgers&sausages (the engish heritage) e salsa y sangria (the spanish heritage), un ottimo mix.

Ma tutta la festa e' stata multiculturale, con ospiti italiani (il sottoscritto), spagnoli ed inglesi (of course) ma anche uruguaiani, francesi, cecoslovacchi, brasiliani...insomma una piccola ONU godereccia e un po' brilla ;)

Per quanto riguarda l'housewarming, anzi strettamente l'house, mi sono innamorato, come tutti, dell'appartamento, che e' veramente bello e luminoso e con una grande terrazza, godibilissima in quei cinque/sei giorni di sole l'anno che questo parco Paese ci regala.

Tra l'altro, l'appartamento sta proprio vicino alla scuola di tango ed al negozietto dove trovo il radicchio rosso. Per la prima volta mi e' venuto voglia di cercarmi un flatmate e trasferirmi in centro!

Friday 19 September 2008

Slacker!




Non so se sia una regola generale, ma sicuramente uno dei vantaggi del mio lavoro in UK e' avere un contratto di "bertinottiana" memoria: 35 ore settimanali.

La capitalista Inghilterra, Paese del comunismo reale! Chi l'avrebbe mai immaginato!

Questo implica tra l'altro poter uscire a mezzogiorno il venerdi. Siccome pero' siamo ingegneri e quindi genuinamente (o stupidamente, fate voi) dediti alla causa, in questi giorni in cui si avvicinano scadenze importanti, stiamo lavorando ben di piu'.

Oggi, nel tardo pomeriggio, mentre un collega stava uscendo augurandoci un buon weekend, e' stato scherzosamente salutato con "slacker!". Ovvero fannullone!

Mi e' tornato alla memoria il milanesissimo (e per inciso personalmente insopportabile) "Ma che facciamo mezza giornata oggi?" con cui veniva apostrofata ogni uscita precedente le sei.

E voi fino a che ora lavorate di solito?

Thursday 18 September 2008

Kee pahr-la een-gly-zay?




Qualche settimana fa, gironzolando di mattina in libreria non ho resistito all'acquisto di un frasario inglese-italiano.

Badate bene, non italiano-inglese, proprio un frasario per inglesi che sbarcano in Italia.

A parte ri-scoprire qualche triste stereotipo tipo "the post to and from Italy is notoriously slow" o "the main problem about driving in Italy is Italian driving. Many drivers are fast, impatient and generally inconsiderate of other road users, and some are seriously dangerous.", la parte piu' bella sono le frasette con "pronuncia guidata".

Ecco alcune perle, provate ad indovinare... Soluzione nascosta a fianco :)

ek-koh eel pas-sa-por-toh > ecco il passaporto
pos-soh a-pree-ray eel fee-nay-stree-noh? > posso aprire il finestrino?
e kwe-stoh eel tre-noh payr roh-ma? > e' questo il treno per Roma?
may-lan-tsah-nay al-la par-mee-jah-na > melanzane alla parmigiana

ma quello che batte tutti a tavolino e':

che oo-na bay-bee-seet-tayr > c'e' una baby sitter?

Notato? Hanno indicato la pronuncia anche per la parola inglese!!

Monday 15 September 2008

Crossings




Titolo: Fermarsi alle strisce pedonali. Perche' no?

Sottotitolo: Riflessioni spontanee dopo qualche giorno di vacanza in Italia e nel suo traffico.

Svolgimento:

Anni fa, durante un viaggio in treno, mi misi a fare due chiacchere con una ragazza tedesca. Quando il formalismo di inizio conversazione si sciolse, con malizioso sorriso di sfida mi chiese: "ma voi le strisce pedonali le mettete solo per dare colore alla strada?".

Che rispondi in questi casi? Butti a mare il tuo Paese e concordi che, si, in alcuni atteggiamenti siamo tendenzialmente degli incivili o neghi l'evidenza e rilanci, chesso', con un "ed allora voi che portate i Birkenstock con i calzini - corti per di piu'?"

Non so negli altri Paesi d'Europa, ma qui le strisce pedonali sono laicamente sacre. Addirittura ci si ferma anche quando il pedone e' ancora dalla parte opposta della carreggiata, e devo dire che mi ci e' voluto un po' per abituare il mio cervello a guardare su entrambi i lati della strada in prossimita' delle "zebra crossings".

Ma mi piace, e senza voler sembrare inutilmente pretestuoso, mi sembra un'ottima metafora per riflettere sulla differenza tra uno Stato di persone civili (mi fermo perche' spetta a te pedone passare) ed uno Stato di prepotenti (non mi fermo tanto tra noi due sei tu pedone il piu' debole).

Si puo' rimediare? Non so, la malattia e' nota da diverso tempo, e la nostra percezione del problema molto relativa...



Ovviamente la faccenda ha, come sempre, il suo rovescio della medaglia, la sua rigidita': non provatevi ad attraversare la strada dove non ci sono le strisce calcolando nel tempo a vostra disposizione il fatto che il guidatore rallentera'. Non gli passa proprio per la testa. Secondo me non e' che non rallenta perche' non vuole farvi un piacere, e' che proprio il suo cervello non si aspetta che voi siate li' in mezzo alla strada visto che non ci sono le strisce! (vedi anche The Queue)

Comunque sia...watch out prima di attraversare. E dal lato corretto della strada! ;)

PS: vedi anche more crossing

Thursday 4 September 2008

It's raining cats and dogs (again)




Qui ha ripreso a piovere, per cui io, fedele testimone del (mio) quotidiano, mi trovo costretto a scriverne ancora.

Anzi... a cantarne :)

Ma niente "Singing in the rain"; qualcosa di piu' moderno: Army of Lovers.




I'm crucified
Crucified like my Saviour
Saintlike behaviour
A lifetime I prayed

I'm crucified
For the holy dimension
Godlike ascension
Heavens away

I've seen the deepest darkness
And wrestled with gods
Ride the noble harness
Raining cats and dogs
I stand before my Maker
Like Moses on the hill
My Guinness record breaker
I abide your will

etc...etc...


PS: Ma i blog chiudono per ferie? Facciamo che questo si :) Ci risentiamo tra un paio di settimane!

Monday 1 September 2008

September Pool




Nuovo mese, nuovo sondaggio.

Antefatto:

Sabato scorso, approfittando di un squarcio di bel tempo, ho camminato fino ad un negozietto di frutta e verdura, l'unico in zona che vende delle belle pallette di radicchio rosso.

Se non avete mai vissuto all'estero non potete immaginare cosa sareste capaci di fare quando vi viene voglia di un particolare sapore.

Il dilemma (non elementare) e' cosa fare quando, trovato l'oggetto, pardon l'alimento, del desiderio vi rendete conto che costa quanto un piccolo Swarovski. A me e' successo proprio qualche settimana fa, di fronte a delle fettine di finocchiona. Incantato per un buon paio di minuti, con il cervello che altalenava ordini contraddittori tipo "comprala dai!" "ma che sei matto?".

Nello stesso negozio, nello stesso bancone, sabato ho notato esposta anche della bresaola, che mangio ma di cui, per fortuna, non vado matto. Guardate il prezzo: £6.99 per 70 gr.

Ok, il negozio in questione e' piuttosto poshettino - ora che avete imparato il termine, ne faro' (ab)uso - ma a me sembra comunque uno sproposito. E a voi?

Votate, votate, votate!
[nella colonna di destra sopra i libri, per i nuovi arrivati ;) ]

ARCHIVIO SONDAGGI

Sunday 31 August 2008

Pitcher and jug




Dite la verita': anche per voi l'acqua ha un nome. Un nome proprio intendo.

Se siete come il 98% della popolazione italiana, siete anche voi consumatori di qualche acqua minerale. Nulla in contrario, anch'io ho la mia marca preferita (per i curiosi: Evian, piu' per motivi affettivi che altro). Ma da queste parti, ancora una volta, le cose vanno diversamente.

Non che non si trovino delle belle bottigliette con le classiche etichette di sorgenti innevate e laghetti montani ma a parte per fare i poshetti con SanPellegrino o Perrier, in genere non e' che non si usino molto.

So che e' un concetto che puo' apparire rivoluzionario, ma qui va alla grande la tap water, ovvero l'acqua del rubinetto. Sia a casa che al ristorante. Al massimo filtrata.

Di conseguenza nasce il problema di come chiederla questa caraffa d'acqua. Io ho sempre usato "carafe", pensando fosse la parola adeguata. In effetti niente di piu' corretto (per una volta..pheww). Il mio Oxfordictionary riporta: "an open-topped glass flask used for serving wine or water in a restaurant".

Solo che, qualche sera fa, a cena da un amico inglese, e' venuto fuori che loro preferiscono chiedere "a jug of water, please" (se si chiede una caraffa d'acqua e' scontato che ci si riferisca all'acqua del rubinetto, quindi non e' necessario il tap).

Forse carafe fa un po' troppo raffinato francesismo, da usare quindi con cautela visto il rapporto di invidia/odio che hanno per i frogs. Al pub eviterei insomma, mentre al ristorante, per fare colpo sulla ragazzotta inglese spacciandosi per un dandy poliglotta, direi che va decisamente bene.

In effetti il dizionario non specificava di usare carafe al ristorante? Ma che vuol dire? Che la parola cambia non al cambiare dell'oggetto ma del contesto? Dunno. Indaghero'.

Per completezza, "pitcher" e' sempre una caraffa, ma in legno o terracotta; e' una parola che a loro fa un po' old fashion; forse la giusta traduzione potrebbe essere brocca.

Buona bevuta a tutti!

Thursday 28 August 2008

Posh




Posh spice. Ve la ricordate? Miss Victoria Tubino Adams delle Spice Girl diventata poi Mrs Beckham.

Era considerata quella piu' elegante, la piu' stylish. Quella posh per l'appunto.

No, tranquilli, non mi sono convertito al  blogossip, e' che mi serviva un aggancio per una delle parole che ho fatto piu' mie.

POSH. Mi piace troppo usare posh, con, ovviamente, tutte le sue italiche declinazioni: poshettino, poshetto, poshettoso...

Non ci sono prove fondate, ma alcuni riferiscono che derivi dall'acronimo Port Out Starboard Home. L'aneddoto racconta che i ricchi inglesi dell'ottocento per andare in India prenotassero delle cabine all'ombra, che quindi erano sul lato sinisto (port) della nave quando andavano verso l'India, su quello destro (starboard) quando rientravano.

Really posh!

PS un po' fuori tema: se come il sottoscritto avete a che fare con port and starboard e non ricordate mai quale sia l'uno e quale l'altro, il trucchetto che mi ha insegnato un collega e' semplice e funziona: port ha ho stesso numero di lettere di left. :)

Monday 25 August 2008

Bank Holiday




Il bank holiday e' un giorno di festa nazionale. Non che ce ne siano molti; oggi e' uno di quelli: per esattezza e' il Summer Bank Holiday.

Pare che il nome discenda dal fatto che in quei giorni le banche fossero chiuse, e che quindi, a cascata, anche tutte le altre attivita' che circolano attorno al denaro si fermassero. Oggi, in tempi di internet banking, le cose non vanno esattamente cosi', ma il nome e' rimasto.

Trovo curioso il fatto che si faccia festa solo quando non si puo' fare business. E' proprio una societa' con radici pragmatiche e con un'attenzione al denaro non indifferente. E' proprio il Paese della City.

Un altro aspetto curioso, od almeno lo era per me all'inizio, e' che il bank holiday e' sempre e solo di lunedi. Ed il ponte? Niente da fare, niente "bridge" (espressione che tra l'altro non esiste, visto che non esiste l'evento).

Nessuno vieterebbe di prendere il martedi festa, alla fine e' sempre usare un giorno del proprio monte ferie. Ma non e' la stessa cosa, non fa lo stesso effetto di quando si guarda il calendario dell'anno nuovo e si cerca, con un'eccitazione quasi infantile, se c'e' qualche possibile ponte.

Ma quali sono esattamente questi bank holiday? Nel caso qualcuno volesse venirmi a trovare, ecco la lista per il 2009:

1st January > New Year's Eve
10th April   > Good Friday
13th April > Eastern Monday
4th May > Early May (first Monday in May)
25th May > Spring bank Holiday (last Monday in May)
31th August > Summer bank Holiday (Last Monday in August)
25th December > Christmas day
26th December > Boxing day (moved to 28th)

Attenzione che, mentre in Italia le feste cadono in una data precisa, qui per questo fatto di essere legate al lunedi, di anno in anno cambiano.

Giusto per un confronto, le festivita' italiane sono:

il 1° gennaio   > Capodanno
il 6 gennaio > Epifania
il giorno di lunedì dopo Pasqua
il 25 aprile > anniversario della Liberazione
il 1° maggio > festa del Lavoro
il 2 giugno > festa nazionale della Repubblica
il 15 agosto > ferragosto
il 1° novembre > festa di tutti i Santi
l’8 dicembre > Immacolata Concezione
il 25 dicembre > Natale
il 26 dicembre > Santo Stefano
la festa del Santo Patrono

Che ci vedete? Io questo:

- che essendo anglicani, non hanno feste riguardanti i santi.
- che anche noi abbiamo una festa "a data variabile" che cade sempre di lunedi (pasquetta).
- che in Italia c'e' una festa della Repubblica mentre in UK non c'e' una festa della monarchia. L'Australia festeggia il compleanno della regina, il Regno Unito, che alla Regina da' i natali, no. Che strano....
- che noi festeggiamo la liberazione, loro che hanno vinto la guerra niente.
- and finally, che Italia batte Gran Bretagna 12 a 8, il 50% in piu', proprio niente male! ;)

Sunday 24 August 2008

Wholegrain




Oggi ho imparato che non e' solo la mancanza del sole e dell'acqua di Napoli la possibile causa della pessima riuscita di una pizza.

As esempio, quando si compra il pacchetto di farina, non basta guardare alla presenza della scritta flour (farina per l'appunto).

Se il pacchetto dice wholegrain spelt flour (farina integrale di farro) meglio lasciar perdere...Wheat flour (farina di grano) e' l'ingrediente giusto.

Gia' che siamo in argomento, vale anche la pena ricordare che lievito si dice yeast, mentre camomilla, camomille. Che e' quello che mi vado a preparare adesso...

Live and learn, boy!

London 2012




L' Olimpiade e' morta. Viva L' Olimpiade!

Se ancora non lo aveste visto, questo e' il simbolo di London 2012.



Vi piace? Io lo trovo veramente poco appealing, una sorta di tangram impossibile colorato con l'evidenziatore. L'anno scorso quando fu mostrato per la prima volta sollevo' parecchie polemiche. BBC Sport, oltre a riportare che il progetto grafico e' costato £400.000 (diciamo 600.000 €), mostro' un minisondaggio on line in cui i lettori assegnavano al logo il wooden spoon.

Qualcuno con nozioni di grafica o di scienza della comunicazione ci puo' ragguagliare? Perche' i designers spiegarono che serviva un simbolo moderno, che piacesse ai giovani (che originali!), e che fosse in linea con le tecnologie che ci sarebbero state cinque anni dopo; insomma, un simbolo che potesse essere visualizzato bene sul display di un telefonino o di un computer.

D'accordo, sara'... ma a me continua a non piacere, e lo trovo pure poco intuitivo. Ad esempio, ma voi, se non ve lo dicessi io ora, ce li avreste visti i numeri 2 0 1 2 nei quattro pezzi del logo? E la scritta London, a quanti e' balzata agli occhi? Io alzo il mio cucchiaio di legno contro il designer, e non glielo tiro in testa solo perche' mi hanno educato bene... :)

Comunque possiamo ancora dare una mano: pare che per la scelta della mascotte sara' istituita una gara aperta anche al general public. Italians make it better, non si diceva cosi'? What about italian designers? Avanti con le idee quindi, che se vinciamo ci sistemiamo per un bel po' ;)

Monday 18 August 2008

Fishing for compliments




Continuando quello che di cui si parlava nel post precedente, se "per caso" siete andati sul sito turistico del Wales, avete cercato la brochure riguardante Pembroke, ve la siete fatta spedire, e' arrivata, e, ovviamente sempre per caso, avete aperto giusto a pagina diciotto, non avrete potuto non notare il titolo del paragrafo: Fishing for compliments.

Bello no? In Inglese si va a pesca di complimenti, non a caccia.

Friday 15 August 2008

Car boot (ed altre cosette)




Per una volta proviamo a scrivere un post nello forma che ci si aspetta da un blog, cogliendo anche l'occasione per iniziare un nuovo tag: Visiting Britain.

Si perche' questo Paese, pur non avendo la ricchezza o la tradizione artistica e culturale italiana, offre interessanti realta' architettoniche e naturalistiche, ben oltre quello che avrei potuto immaginare appena arrivato.

Ad esempio, il Pembrokshire: la regione piu' ad ovest del Wales (quello che noi italiani chiamiamo Galles, e che i gallesi chiamano Cymru). Tradizionale meta turistica per i britannici, almeno prima che i voli low cost aprissero le spiagge del mediterraneo a quella fascia di persone che non si potevano permettere viaggi all'estero, resta comunque una zona molto frequentata, da un turismo fatto di principalmente di countryside walking.

La partenza e' stata venerdi mattina, M4 direzione West. Viaggio tranquillo, con sosta nell'area servizio per immancabile acquisto di junk food e beverone di caffe' Costa (prima o poi scrivero' post adeguati su entrambi).

Arrivati a Pembroke, ci siamo imbattuti in un car boot.


Avete una racchetta da tennis in legno di quando sognavate di diventare come Bjorg? Una vecchia videocassetta di Jane Fonda che sgambetta al ritmo di musica anni '80? Il trenino di vostro figlio, ormai studente universitario? Il profumo alla lavanda che vi ha regalato vostra cognata, proprio a voi che ovviamente siete allergiche alla lavanda? Il car boot, una sorta di riciclo ante litteram, fa per voi.

In sostanza, chi ha qualcosa da vendere la mette nel bagagliaio della macchina (il boot per l'appunto), poi si dirige nel luogo di ritrovo stabilito, un parco o un parcheggio, la espone su una tovaglia posta per terra o su un tavolino, e la vende (esentasse, visto l'inessenziale scambio di denaro). Un modo per liberare la propria cantina, probabilmente occupando, visto la paccottiglia, quella di qualcun altro.

Io, dopo avere resistito all'acquisto di una bilancia d'antan e di un modellino in plastica di aereo da montare (mai sentito prima il desiderio di montarne uno ovviamente) ho investito un pound per impossessarmi di un contenitore di spaghetti in ceramica bicolore, con sopra l'italica scritta PASTA! Non avendo una cantina, ora devo solo trovare lo spazio nella mia gia' sovrappopolata cucina...

Adempiuto il rito dell'acquisto d'impulso, abbiamo cercato un alloggio per la notte.

Non avendo prenotato, nell'idea di aspettare fino all'ultimo se fosse valso metereologicamente la pena andare, tutti i B&B carini ed economici erano fully booked, per cui siamo finiti in un ostello (e ringraziando pure, perche' erano gli ultimi due posti, poi ci sarebbe stata la macchina od il mesto ritorno a casa). L'ostello, atmofera ed arredo da rifugio di montagna, e' a due passi da Marloes beach (non pensate a Viareggio o Malibu beach, niente ombrelloni o stabilimenti, bensi' scogliera). Molto piccolo, una ventina di posti letto in tutto, essenziale ma immerso in una scenografia da film: casettina bassa e grigia sulla punta estrema della scogliera. La giornata eccezionalmente ventosa poi, rendeva l'iconografia perfetta, e le passeggiate... impraticabili!

Per cui serata passata nell'unico ristorante del paese (ottimo Beef Bourguignon, mediocre Leg of Lamb, casomai passaste da quelle parti) e, proprio come nei rifugi di montagna, per le undici gia' a letto.

Il giorno seguente ci siamo diretti verso nord, destinazione St Davids. Li' nel paesino piu' piccolo del Galles, c'e' la cattedrale piu' grande.

Durante il viaggio ci siamo un po' fatti portare dalla strada, fermandoci lungo la costa, scoprendo un piccolo negozietto di ceramiche celtiche ed un mulino ad acqua in una minifabbrica di tessuti, ma alla fine siamo arrivati.



Per me, che ho scarse basi di storia dell'arte, vista una cattedrale viste tutte...visto un Bishop Palace visti tutti (ragion per cui mi sono risparmiato i tre pounds che chiedevano per fare un giretto tra i resti della casa del Bishop). Incrociando pero' le informazioni delle guide turistiche e' venuto fuori che due viaggi fin qua valevano come uno a Roma, mentre tre come uno a Gerusalemme. Insomma, non proprio una cattedrale come le altre!

Sara'...ma i tempi sono cambiati. Sara' che qui sono piu' pragmatici, ma non c'e' chiesa senza il suo coffe shop. Qui i mercanti nel tempio ci sono entrati e ci hanno messo radici. Se in Italia l'autofinanziamento e' lasciato alla carita' della scatoletta all'entrata, all'accensione delle candele e all'acquisto di qualche, in genere sbiadita ed incurvata, cartolina, qui si vende di tutto; lo shop e' simile a quello di un museo: vuoi la matita con la silouette della cattedrale? La cioccolata con l'incarto col nome della chiesa? Il cd di musica sacra e la tazza che ti dice "Saluti da St David's cathedral"? Li trovi! E poi un vero e proprio ristorante, pure su due livelli. In realta', polemiche a parte, credo che la forma sia salva, perche' tutto questo viene in genere collocato nella zona del cloister (chiostro), ma a me il contrasto stride un po'.

Il resto della giornata lo abbiamo passato accompagnati dalla pioggia, ed il rientro e' stato una vera traversata dell'oceano....mai visto tanta acqua...finale scontato: un gran mal di testa. Morale? Prossimo anno gavettoni al Twiga! ;)

Monday 11 August 2008

Cost of Living




Ma quanto costa vivere in Gran Bretagna?

Che uno sia un turista alle prese con la domanda "quanto cambio?" o un aspirante expat che cerca di capire se rilanciare la proposta fatta dalle HR, questa, a volte, e' la domanda delle domande.

Quando e' toccato a me, ho cercato qualcosa in rete, ma non ho trovato molto. Per di piu', spesso, non era indicata la localita' o non si riusciva a capire quale fosse la data di riferimento; insomma, prezzi del tutto inutili.

Per darvi un'idea del costo della vita, avrei potuto prendere l'ultimo scontrino del supermercato e fare una bella lista, ma oggi siamo nel mondo del web 2.0, quindi: spazio al networking! o come si diceva una volta: spazio ai lettori! e cerchiamo di capire se questa UK e' piu' o meno cara della nostra (vostra?) Italia.

Prima d'iniziare, alcune informazioni pseudo-burocratiche:
- il sondaggio si trova nella colonna di destra giusto sopra il "Blog Archive"
- il sondaggio ha durata mensile, con inizio il primo del mese (questo mese, partiamo un po' in ritardo).
- considerata la totale non rappresentativita' del campione (niente di personale, ma penso sarete d'accordo), in caso di pareggio scegliero' io a mio piacere :). In caso di zero voti...no dai...cosi' pigri siete???
- siccome un blog non e' flessibile come un sito web e non posso dedicare una pagina ai risultati dei sondaggi, usero' questo post come archivio.
- se avete curiosita', proponetele, magari diventeranno uno dei prossimi sondaggi.

Let's start, and remember: one (wo)man, one vote!


South West England Cost of Living


Ottobre 2008: £3.79 per un barattolino da 290gr di funghi sott'olio e'.....fatteli mandare dall'Italia
(6 su 12 votanti)

Settembre 2008: £6.99 per 70gr di bresaola e'......compra la rucola!
(4 su 12 votanti)

Agosto 2008 : £6.03 per un paio di pantaloni in lavanderia e'.....che ti aspettavi?



Sunday 10 August 2008

Ma perche' due rubinetti?




Con questo post vorrei iniziare una serie di Labels chiamate "Ma perche'?" e "Perche' no?". Un modo per indagare le abitudini inglesi che proprio non capisco ed evidenziare quelle che invece potremmo o avremmo bisogno di importare.

Se vincono i "ma perche'?" forse sarebbe il caso di rientrare, ma se vincono i "perche' no?" penso che dovrete venire su voi! ;) Mi sembra un patto equo...

Il primo post, un po' scontato ma dovuto, e': Ma perche' due rubinetti nel lavandino del bagno??

Avete mai provato a lavarvi le mani in questi lavandini?

Step 1: aprite il rubinetto dell'acqua calda e quello dell'acqua fredda
Step 2: passate velocemente le mani sotto l'acqua
Step 3: insaponate

Ora ci sono due alternative
Step 4a: bruciarsi le mani sotto l'acqua calda
Step 4b: congelarsi le mani sotto l'acqua fredda

Si perche' i rubinetti, oltre che separati sono proprio lontani tra loro: niente male come design....

In realta' pare che dietro questa apparentemente stramba progettazione ci siano delle ragioni storiche non dei sadici ingegneri. Niente di certo, solo rumors, ma una tesi sostiente che un tempo le pressioni nei tubi dell'acqua fredda e calda fossero diverse, quindi non potessero essere mescolate; l'altra che un tempo l'acqua calda arrivasse da un serbatoio di acqua non potabile, mentre quella fredda da uno di acqua potabile (a sostegno di questa tesi, il fatto che ancora oggi molti lavandini pubblici recano la scritta hot water da una parte e drinkable - non cold - water - dall'altra); una terza che fossero lavandini pensati per essere riempiti, senza lasciare l'acqua scorrere (a sostegno di questa tesi, il fatto che i rubinetti sono vicinissimi alla ceramica, spesso e' impossibile lavarsi le mani senza sbattercele contro). Le tre spiegazioni non sono neppure in contrasto tra loro; se tre indizi fanno una prova, abbiamo la risposta.

Come che sia, l'ingegneria idraulica si e' evoluta, no?...perche' non approfittarne? Ho capito che era il traditional english basin, ma se non e' funzionale, perche' insistere? A dire il vero, un po' se ne sono resi conto anche loro tant'e' che nei negozi vendono dei tubicini di plastica che collegano esternamente i due rubinetti, ricreando un miscelatore un po' artigianale. L'estetica lascia un po' a desiderare, ma questo non e' un tema a cui qui sono molto sensibili.

E tu come te la sei cavata, vi chiederete? Ho trovato un appartamento che appartiene ad un proprietario illuminato: in bagno, lavandino con miscelatore e niente moquette sul pavimento, ma su questo ritorneremo...

Tuesday 5 August 2008

It’s tipping down




Oggi un mio collega se ne e’ venuto fuori con quest’ espressione: it’s tipping down. Scherzava sul fatto che non c'e' gusto giocare a cricket se non piove.

In questo caso oggi sarebbe potuta essere una buona giornata, pioveva davvero forte -  it was really tipping down!

Mi vengono in mente due osservazioni:

1)  che, come dicevamo solo qualche giorno fa in it’s raining cats and dogs, ci sono veramente infiniti modi in inglese per riferirsi alla pioggia.

2) che anche oggi, 5 agosto - ripeto per i distratti, agosto!! quello di “moglie mia non ti conosco”, delle discoteche sulla spiaggia, degli infiniti gelati -  in Inghilterra pioveva. Come ieri. Come l’altro ieri. E come il giorno prima ancora.

Un paio di anni fa c'era uno spot in tv, che, per vendere creme solari, giocava sull’ “unpredictable english summer”. Ma unpredictable dove?? Secondo me, nel frattempo, sono falliti.

Friday 1 August 2008

Sensible/Sensitive/Sensibility




Questa e' tosta, li confondo sempre, ma proprio sempre.

SENSIBLE (non sensibile, bensi' sensato)
Beh, un'idea per non sbagliare potrebbe essere pensare a quel videogioco che andava di moda negli anni '90: Sensible Soccer, ricordate?



Calcio sensibile? Non suona proprio; e poi sensibile a che? Ai soldi forse. Ok, sensible non significa sensibile.

Ma allora come si traduce "sensibile"? SENSITIVE. "I need a sensitive guy" vi potrebbe confidare un'amica. Pero' sensitive non e' un false friend, perche' puo' voler davvero dire anche sensitivo. Anche se dubito che la vostra amica possa cercare un sensitivo.

Tutto questo vuol dire che SENSIBILITY non significa sensibilita'? Assolutamente no, l'assonanza con l'italiano e' sincera. Basta ricordarsi di Sense and Sensibility (Ragione e sentimento) di Jane Austin.

Anzi, io ce l'ho li' sullo scaffale da un po' di tempo ormai...quasi quasi stasera mi sbrigo, finisco Il postino di Neruda e poi lo inizio. Anzi, lo iniziamo assieme? Gruppo di supporto JA? ;)

Tuesday 29 July 2008

Aircraft




One aircraft, two aircraft, three aircraft....one million aircraft....insomma, niente plurale. Ma perche'? Qualcuno ha una grammatica a portata di mano?

Pare che il colpevole sia craft (imbarcazione), che non si declina al plurale. Infatti neppure watercraft e hovercraft lo fanno. Spacecraft fa eccezione all'eccezione, il suo plurale si puo' scrivere sia con che senza s.

Infine, giusto per complicare le cose, craft, nel significato di mestiere, vuole la s. (un classico: arts & crafts).

E' un mondo difficile...

Monday 28 July 2008

Queue




Test: Supponiamo che siate davanti ad un bancomat. Siete solo voi e qualcuno che sta prelevando. Si avvicina una terza persona. Che fa?

Beh, se siamo in Italia, niente, nel senso che si mettera' li' da qualche parte ad aspettare il suo turno. Se siete in Inghilterra e' molto probabile che vi chieda "Are you queuing?" e, a risposta affermativa, si metta dietro di voi.

Per me questa e' la parte facile, voglio dire, mi riesce abbastanza facile rispondere "yes I am". Il problema e' quando sono io la terza persona; non mi viene proprio di chiedere dove sia la coda, lo vedo!, e tantomeno di mettermi dietro quella persona. Perche' non me ne posso stare dove sono? Magari dietro quella persona piove, ed io mi voglio riparare...ma qua le cose funzionano cosi'....per cui si vedono dei bei serpentoni che si srotolano ovunque, dalla fermata dell'autobus o alla cassa del bancomat, dall'entrata del ristorante a quella del cinema...mi sono fatto l'idea che un inglese aspetta, due fanno una coda :)

E non provate a saltarla la coda (skip the queue), qui i furbi non sono socialemente ammirati (thanks God).

Spesso pero' il mio problema, e' che la coda manco la vedo! Ad esempio: vedo una persona al bancone, e tutto il bancone libero...mi avvicino e aspetto annoiato che finiscano di servire, e mentro mi guardo attorno vedo che dietro quella persona c'era un'ordinatissima coda. L'aspetto interessante e' che per l'homo britannicus, io, non essendo in coda, non sono li' per essere servito. Logico no? Altrimenti sarei in coda come tutti gli altri.

Come tutte le regole c'e' un'eccezione: il pub, dove tutti si possono affollare alla meno peggio...ma non so se si possa davvero definire un'eccezione perche' il pub e' il posto dove le regole ed i comportamenti si stravolgono, quindi tutto - alla fine - segue ancora le regole.

Che dire? God save the Que(ue)en!

Sunday 27 July 2008

Hamlet ovvero l'importanza delle maiuscole




Cosa hanno in comune un principe di Danimarca ed un generico paesino con pochi abitanti?

In teoria nulla, in pratica nulla, nel nome molto. Giusto una maiuscola di differenza: Hamlet/hamlet curioso, no?

Strictly speaking, un hamlet dovrebbe essere un piccolo villaggio senza nemmeno una chiesa, ma siccome siamo in UK, nel contesto in cui l'ho trovato parlavano di un "one-pub hamlet"....vabbe', hamlet che vai, usanze che trovi!

Saturday 26 July 2008

Cufflink




Arriva una mail dalla segretaria "un cufflink e' stato trovato nella meeting room"...sapessi cosa e' un cufflink penso....io comunque non avevo fatto nessun metting quella mattina, quindi l'oggetto misterioso non era mio. Rapida ricerca in rete...

Ah pero'...belli...qualche facoltoso lettore che ha bisogno di scaricare le tasse facendo beneficienza?? ;) Il sito dice che costano solo $3599.00...suvvia....il dollaro e' anche basso oggigiorno....

Come dite? Siamo una Low Budget Generation? Capisco...Che ne pensate allora di questi?


L'anno scorso li avevo visti a Londra, simpatici, ma inspiegabilemente costosi...ovviamente in rete spiegano come farseli..quindi, se state a corto di idee per le future feste del papa', here it is!

Chiudo con cuff-link ovvero collega-polsino; ecco ora non me la scordo piu'! :)