Wednesday 29 October 2008

Luckily/Likely




Quando a scuola iniziammo a studiare lingua straniera (nel mio caso francese), mi colpi' molto il fatto che la pronuncia potesse seguire regole diverse dall'italiano. Non riuscivo proprio ad immaginare qualcosa di diverso dal "si pronuncia come si scrive" e concludevo, parafrasando il mio fumetto preferito, "Il sont fous ces français..." ;)

Di stare un po' piu' attento all'ortografia quando ho a che fare con le lingue straniere, me ne sarei dovuto ricordare qualche giorno fa quando in un documento ho scritto "luckly" invece di "likely". Ricordavo la pronuncia, qualcosa tipo "lakeli", la mia mente ha fatto l'associazione "a si scrive u", e via...documento pronto per la firma.

Per tranquillizzarvi, vi diro' che l'errore e' stato subito intercettato :) Quando pero' ho spiegato che la mia confusione nasceva dal fatto che le due parole si pronunciassero praticamente allo stesso modo, il mio collega mi ha guardato stupito, come se invece di luckily/likely le due parole fossero, chesso', house/good. Per lui la pronuncia e' veramente diversa.

In effetti facendo attenzione la differenza c'e':

LUCKILY si pronuncia LΛCKLI
LIKELY si pronuncia LAIKLI

Per un ripasso di pronuncia, rimando ad un impeccabile servizio offerto dalla BBC; entry page: vocale Λ.

Tuesday 21 October 2008

w.r.t.




Domanda: ma nel vostro lavoro ci si esprime in un linguaggio comprensibile o si parla per sigle?

Scioccato fin dal primo giorno di lavoro grazie ad una mail che piu' o meno recitava "urgent meeting to discuss the WRBM due to TDG", quando oggi mi e' arrivata una comunicazione in cui c'era un certo "w.r.t." ho pensato fosse un'altra sigla da addetti ai lavori. Ho chiesto delucidazioni al mio vicino di desk, il quale invece mi ha spiegato che in realta' e' un'abbreviazione inglese: w.r.t. -> with respect to.

L'archiviero' insieme alle altre....

- a.s.a.p (as soon as possible, che piace tanto anche in Italia)
- o.n.o. (or near offer)
- f.y.i (for your information)

E voi quali conoscete?

Sunday 19 October 2008

A.I.R.E




Nuovo tag! Living in UK.

Penso sia arrivato, almeno per me, il momento di chiarirmi un po' le idee su alcune questioni fondamentali. Perche' una cosa e' venire in Gran Bretagna come turisti o studenti per qualche settimana o mese, una cosa e' viverci.

Per ora ho molte domande non risposte, tipo: Come funziona la sanita' in UK? E la pensione su quali basi viene calcolata? Quali meccanismi regolano l'acquisto di una casa? Trasferirsi in un Paese straniero e' un po' ricominciare da capo, con vantaggi e svantaggi connessi.

Living in UK cerchera' di fare un po' di luce su questi aspetti. Non aspettatevi post molto spiritosi...come noto la burocrazia non ha il senso dell'umorismo, casomai a volte, involontariamente, quello del ridicolo ;)

Partiamo dal principio, ovvero: devo dirlo a qualcun'altro oltre ad amici e parenti che sono emigrato?

E' un tema spesso dibattuto con i miei amici, perche' tutti noi expats siamo a conoscenza dell'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero) ma nessuno e' veramente sicuro dei vantaggi e degli svantaggi dell'essere iscritto.

Allora ho deciso di fare un po' di ricerche in rete e dare un'occhiata a qualche documento ufficiale.

Il Ministero dell'Interno ha una pagina informativa sull'AIRE nella quale vengono indicati fin dalle prime righe i riferimenti legislativi: la legge n. 470 del 27 Ottobre 1988 ed il DPR n. 323 del 6 Settembre 1989.

Anche se, per iniziare, forse puo' bastare un ottimo opuscolo scaricabile dal sito del Ministero dell'Interno.

Anticipo alcuni punti (per me) salienti:

- "L'AIRE contiene i dati dei cittadini che hanno dichiarato spontaneamente .... di voler risiedere all'estero per un periodo di tempo superiore ai dodici mesi o, per i quali, e' stata accertata d'ufficio tale residenza".

- "L'iscrizione all'AIRE e' di norma effettuata a seguito della dichiarazione, resa dall'interessato, all'Ufficio consolare di residenza, attraverso la compilazione di un apposito modello" (che puo' essere scaricato, ad esempio, dal sito del Consolato Italiano a Londra).

- L'iscrizione e' gratuita (non viene citata da nessuna parte la fatidica marca da bollo!)

- L'iscrizione consente di votare per tutte le consultazioni elettorali e referendarie, anche se con modalita' diverse:
  • Per le consultazioni amministrative, nonche' per l'elezione diretta del presidente e del consiglio regionale e per le consultazioni referendarie di carattere locale, gli elettori all'estero ricevono una cartolina-avviso, che consente loro di poter rientrare in Italia per prendere parte al voto.
  • In occasione delle elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, gli elettori residenti nell'U.E. ricevono un apposito certificato elettorale per votare nei seggi istituiti “in loco” nel Paese di residenza.
  • Per il rinnovo del Parlamento italiano e per le consultazioni referendarie a carattere nazionale, e' stata istituita, dalla Legge 459/2001, l'apposita circoscrizione estero per l'elezione di sei senatori e dodici deputati, per la quale gli elettori all'estero possono esprimere il proprio voto per corrispondenza.

- Curiosita' 1: pur essendo l'iscrizione obbligatoria, la non iscrizione non viene sanzionata (e' un vuoto legislativo? E' una scelta? O e' il solito approccio all'italiana secondo cui si fanno le leggi ma poi non ci si concentra troppo sull'aspetto "farle rispettare"?)

- Curiosita' 2: sul sito del Consolato Italiano a Londra vengono riportati ulteriori vantaggi dell'essere iscritti:
  • ottenere una tariffa elettrica agevolata da parte dell'ENEL ed una riduzione sulla tassa per la raccolta dei rifiuti urbani per i proprietari di una casa o altro immobile in Italia.
  • poter richiedere una carta di sconto: la IT card. Apparentemente appetitosa brochure sul sito del Ministero degli Esteri.

- Curiosita' 3: Oltre all'iscrizione all'AIRE l'opuscolo parla anche di iscrizione agli schedari consolari ("Richiedere l'iscrizione negli schedari consolari e' un dovere civico. Chi non si iscrive negli schedari consolari non puo' neanche essere iscritto all'AIRE). Sul sito del Consolato di Londra non ho trovato niente. Forse col modulo di iscrizione all'AIRE come procedura interna si viene automaticamente iscritti anche a questi schedari?

- Curiosita' 4: tutte le informazioni che spesso si trovano in rete, trattano nel dettaglio la questione del diritto di voto. Solo nell'opuscolo cui accennavo sopra ho trovato un'informazione che riguarda l'assistenza sanitaria e che secondo me e' ancora piu' importante (non vorrei risultare di scarso senso civico, ma... come si dice... la salute prima di tutto! ;)

Per i lavoratori con contratto di lavoro non italiano, la copertura sanitaria italiana si limita alle urgenze: "e' prevista - in caso di rientro temporaneo in Italia - un'assistenza sanitaria limitata alle sole prestazioni ospedaliere urgenti, per un periodo massimo di 90 giorni ad anno solare".

In effetti nessuno ci ha costretto ad emigrare e visto che non si pagano le tasse in Italia e' coerente non poterne usufruire i servizi.

Resta il fatto che il problema sanita' e', in genere, tutt'altro che secondario. Anche senza considerare le difficolta' comunicative, non ho sentito parlare benissimo della sanita' inglese. Voi ne avete avuto a che fare? Che esperienze avete avuto? Forse e' il caso che pensi ad una assicurazione privata?

Wednesday 15 October 2008

Payslip




Sabato scorso mi e' arrivato il cedolino dello stiperndio, il payslip.

Contrariamente alla busta paga italiana, piena di tasse regionali e nazionali, piena di prelievi e rimborsi (nella mia ricordo c'era una riga per il prelievo del costo dei pranzi della mensa, seguita da una riga per l'esatto rimborso), qui, con sano pragmatismo c'e':

1) quanto paga l'azienda
2) quanto si trattiene lo Stato
3) quanto viene depositato sul conto corrente.

Gia' questo puo' rivelare un po' di sano pragmatismo inglese, ma quello che vorrei invece sottolineare e' che il payslip mi e' arrivato a meta' mese (e cosi' anche lo stipendio, of course!).

E' un piccolo particolare ma se ci pensate voi lavorate "gratis" dal primo all'ultimo del mese, arrivato il quale riscuotete un compenso per tutto il lavoro svolto. Il pagamento "a posteriori" e' la soluzione piu' vantaggiosa per chi deve pagare il lavoro.

Per l'impiegato, ovviamente la soluzione piu' vantaggiosa sarebbe l'opposta, avere i soldi in anticipo e fin gia' dal primo giorno di lavoro essere pagati per tutto il mese.

La soluzione piu' equa e' proprio riceverlo a meta' mese.

Vi piace? Lo proponiamo a Brunetta e Marcegaglia? :)

Sunday 12 October 2008

Muddle




Lo stabilimento dell'azienda per cui lavoro, e' molto grande (tanto per darvi un'idea c'e' un servizio interno di bus!). Il 99% degli impiegati quindi entra con l'auto mostrando un pass all'ingresso (il restante si e' fatto affascinare dal bike2work, not my cup of tea in un paese cosi' piovoso....sorry).

A volte pero' vengono fatti ulteriori controlli, giusto per assicurarsi che nessuno si porti via niente (non era Chiambretti che aveva filmato che si poteva entrare in un'universita' italiana, prendersi un computer ed uscirsene indisturbati?).

Beh, oggi mi e' toccato uno di questi controlli. Quando ho dovuto aprire il bagagliaio, l'agente della security, vedendolo vuoto e pulito, ha commentato che il suo invece e' full of "muddle". Io la guardo perplesso. "Muddle" ripete lei, seguendo il solito schema secondo cui se uno straniero non capisce, si ripete quello che si e' detto tale e quale. (Approfitto, una volta per tutte: conosciamo poco l'inglese, non e' che siamo sordi, e' diverso!! :)

Comunque, ci provo, e dico l'unica parola che gli fa assonanza anche se non c'entra niente: "Medal?". Finalmente arriva l'aiutino: "Muddle, messy".

Tornato a casa, guardando sul vocabolario ho scoperto che esiste anche il verbo "to muddle" che significa mettere in disordine oppure confondere due cose una con l'altra.

Solo alla fine mi e' venuto in mente qualcosa che avevo visto in libreria nel reparto libri per bambini: Mr Muddle, di un noto (non a me, lo ammetto) illustratore inglese, Charles Roger Hargreaves.

Per i curiosi, e per i nostalgici degli anni '70, eccovi un assaggio del "Signor Pasticcione". Enjoy :)

Thursday 9 October 2008

Ground Floor




Partiamo dalla fine: Ma perche' molti inglesi ritengono accettabile vivere in una sorta di scantinato?

Rewind:

Qualche giorno fa, apro una rivista e ci trovo dentro un depliant pubblicitario per l'acquisto di immobili di lusso sparsi un po' in tutto il mondo. Sfoglio sognante fin quando, dopo i soliti grattacieli di Dubai, non mi imbatto in un advertisement di una villa della lucchesia: Villa Guinigi, una delle piu' famose ed importanti... "e come sarebbe che (me) la vendono?!?!?"

Mi collego subito al sito. Come spesso accade per queste grandi, e sempre piu' difficilmente gestibili, ville, la stanno smembrando, vendendo a pezzettini: tanti appartamenti(ni) per i soliti clienti ultrafacoltosi (dare un'occhiata alla spa giusto per farsi un'idea).

Inizio a guardare questi appartementi e noto che vendono anche un ground floor flat.

Il Ground Floor secondo il dizionario e': the floor of a building at ground level (piu' che una definizione, quasi una tautologia).

Quindi, come sempre, e' solo un prolema di sistema di riferimento, e tutto sta nel capire a quale livello stia il ground level.

Spesso sotto terra.

Appena arrivato in UK, l'agente immobiliare mi porto' a vedere un po' di appartamenti. Arrivati davanti ad una casa elegante, in pieno quartiere posh io pensai "bellissima, e per un affitto cosi' basso poi!". Ci dirigemmo verso la casa, ma invece di entrare dalla porta principale, la mia guida scese giu' per delle scalette che portavano in un appartamento-grotta al piano interrato. Praticamente senza finestre (magari nell'idea che tanto di luce ce n'e' comunque poca?), venni immediatamente preso da un opprimente senso di caustrofobia. Vivere li' dentro? Li' sotto? Usciamo a riveder le stelle, please!

Eppure moltissime case hanno questa struttura.

Ma perche' molti inglesi ritengono accettabile vivere in una sorta di scantinato?

Guinea Pig




Una delle piacevoli conseguenze di avere iniziato un blog di questo genere, e' che gli amici cominciano a segnalarmi le espressioni curiose di cui loro vengono a conoscenza. Quindi, nella migliore tradizione giornalistica del "riceviamo e volentieri pubblichiamo", ecco a voi "Guinea Pig" by Parmigianino.

Appena imparato un nuovo modo di dire da uno scambio di email [....]

Si tratta di due persone. Uno (inglese) ha scritto un report su un caso studio. L’altro (francese, ma con ottima conoscenza dell’inglese) gli ha fatto la review. Tanti complimenti, ma gli fa notare che non ha considerato un certo aspetto nel report.

L’inglese gli dice che in realtà lo aveva considerato quell’aspetto e che a ben guardare c’è un riferimento a proprio a pagina x. Però fa i complimenti al francese e gli dice che effettivamente così formulato il concetto non risulta sufficientemente chiaro e sarebbe senz’altro opportuno esplicitarlo meglio, perché altrimenti poi qualche lettore, magari poco esperto, quella cosa non la capisce.

A questo punto il francese risponde giustificandosi (ma gongolando anche un po’ per aver colto che il punto non era chiaro) e piazza lì la seguente frase:

“I probably would have picked it up if I had read the report seriously enough. Let's say I was a guinea pig for the unattentive readers of this report ;-) “

Solito giro di Wikipedia e dizionari e scopro che il ‘guinea pig’ è il porcellino d’india. E che:

Guinea pig is also used as a metaphor in English for a subject of experimentation; this usage became common in the first half of the 20th century. Biological experimentation on guinea pigs has been carried out since the 17th century; the animals were frequently used as a model organism in the 19th and 20th centuries, but have since been largely replaced by other rodents such as mice and rats.

I porcellini d’india ora non si usano quasi più, ma se vuoi dire ad uno ti faccio da soggetto sperimentale per vedere se una cosa funziona o no, gli dici ti faccio da Guinea Pig…

Fantastico. 

Monday 6 October 2008

Thank you




Cartello fotografato sabato scorso all'Horse Guards:



Post sull'English Politeness à suivre....stay tunes!

Friday 3 October 2008

Leaving do




Quando qualcuno, avendo deciso che e' il momento di iniziare una nuova esperienza, cambia citta' o cambia lavoro, invita amici e colleghi ad un leaving do (do e' un modo colloquiale di chiamare un party). In genere quando riguarda un italiano, e' perche' ha deciso di tornare in Italia.

Il mood del leaving do e' un po' piu' triste di quello di un warming party, sia perche' se ne va un amico, sia perche' aleggiano nei pensieri della serata le solite domande non risposte, tipo: "chi sara' il prossimo?" "ed io tornero'? e quando?".

Sabato scorso avevo uno di questi party. Ovviamente il ritrovo non poteva che essere in un pub, per l'ultima pinta.

Oddio, in realta' penso che noi italiani siamo i peggiori clienti per un pub: berremo se va bene, una birra e mezzo a testa. E quando suona la campana che avvisa l'imminente chiusura della vendita di alcolici e quindi una possibilita' di un ultimo round, nessuno si scompone piu' di tanto.

Anzi il piu' delle volte viene tranquillamente ignorata, persi come siamo nelle nostre chiacchere, che sabato hanno spaziato dall'oroscopo dell'Internazionale al fatto che Gomorra, anzi Gomorrah, come si dice qui, sara' in programma al cineclub ad Ottobre, passando per l'orchestra di Piazza Vittorio ed il prossimo concerto dei Gotan Proiect, gia' tutto esaurito a Londra :(

Beh, alla fine, una gran piacevole serata.

Wednesday 1 October 2008

October pool




Taste the difference e' una linea di prodotti del supermercato in cui vado generalmente a fare la spesa.

E' l'etichetta che viene assegnata per indicare cibi e bevande di qualita' superiore, oppure tipici di altre cucine. Insomma, tutte quelle cose buone che vale proprio la pena assaggiare; che poi, tradotto, vuol solo dire tutte quelle cose buone per le quali il cliente sia disposto a pagare di piu', pur di "taste the difference".

Ma fino a che punto disposto?

Per esempio, un barattolino di funghi sott'olio da 290gr venduto, anzi, come ci insegnano i depliants pubblicitari, offerto a £3.79, secondo me, e' un esproprio capitalistico!

A voi non sembra esagerato?

Votate senza timore. A differenza dei preziosi funghetti, e' gratis! :)

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