Monday 21 December 2009

Present




Present tense, the present post, to present the passport, it may present a danger...e finalmente...Christmas present!

Ebbene si, se la soffice bianca inopportuna nevicata che stamani ha ricoperto Bristol non mi mi cancella il volo di oggi pomeriggio, siamo arrivati alle feste ed ai regali di Natale :)

Present...un "presente". Voi che ne pensate di un "presente"? A me proprio non piace, mi sa di italiano vecchio, di piccole cose di pessimo gusto, di "prego, accetti un presente per la sua Signora".

Trovo molto piu' bello e di sapore natalizio la parola strenna. Anche in inglese un present e' indististo, richiede l'aggettivo Christmas per identificarsi. La strenna, anche se non formalmente, accetta ma non necessita del "natalizia"; la sento gia' natalizia di suo. E come mai in UK non hanno l'equivalente della parola strenna?

Pare che l'inglese present, ed il nostro presente, derivino dal francese présenter, nel senso di offrire per l'appunto. Mentre strenna viene dal latino strenă, strenae (della amichevole prima, ci si puo' anche fare bella figura con poco sforzo con gli amici a Natale :)

Strena era un dono di buon augurio (quoting wikipedia "il ramoscello di una pianta - arbor felix - posta nel bosco sacro alla dea Strenia"). Insomma questa volta i romani non sono riusciti ad imporre il loro termine, hanno vinto i francesi ;)

Ma arriviamo a noi.

Visto che la strenna piu' tipica e' il libro, e visto che una delle mie resolutions, inattese, dell'anno scorso era leggere di piu', vi chiedo, come Christmas present, un contributo per titoli interessanti, magari romanzi su cui sono un po' piu' indietro dei saggi, anzi facciamo cosi', il romanzo piu' bello che avete letto nel 2009.

Il mio present invece e' aver ritrovato, per chi non lo avesse ancora visto, il link all'intervista della televisione svizzera a Eco e segnalarvi un paio di titoli che comprero' in Italia:

- Fueye, il suono del tango (fumetto tanghero)
- Esercizi di stile di Queneau

Che resta da dire?




MERRY CHRISTMAS AND HAPPY NEW YEAR
ENJOY YOUR HOLIDAYS
SEE YOU IN 2010!


Saturday 12 December 2009

Where do you wish to alight?




Sottotitolo: If something can go wrong it will.

Svolgimento (prolisso ma catartico):


Avrei dovuto capirlo subito, fin dall'inizio, da quel "Where do you wish to alight?", che le cose non sarebbero state facili.

Una voce delle mia lunga lista di "cose da sbrigare nel weekend", ovvero in quella parte di tempo libero che, in weekend come questi, andrebbe piu' propriamente chiamato tempo non retribuito, era fare un biglietto del treno per quando saro' in Italia per le ferie di Natale.

Gia' qui si tocca un tasto dolente, perche' ora che Easyjet ha tagliato molti voli, mi tocca atterrare a 300Km da casa. Oddio, e' un suo diritto tagliare le rotte, soprattutto in inverni di crisi, ma ovviamente, e dando sfoggio di politeness, "I'm not happy with it".

Dicevamo prenotazione treno. Che ci vuole? Mi collego alla pagina web di Trenitalia; giusto due caselline da riempire:
- Where are you departing from?
- Where do you wish to alight?

Where che? Alight? Ma che e' alight? Mai visto frasi tanto verbose per chiedere da dove/per dove. Per scrivere qualcosa in un inglese credibile non bastava prendere, chesso' un sito delle ferrovie inglesi e copiare? Leaving from/going to. Oppure dalla gia' citata Easyjet, ancora piu' lapidaria: from/to.

Ma tralasciamo queste sottigliezze linguistiche.

Vado avanti con la prenotazione, e non capisco perche' (o forse lo capisco benissimo) solo le soluzioni che includono Frecciarossa sono prenotabili, quelle che includono i regionali no, sono elencati ma c'e' un bel n/a (not available) accanto.

Ed allora vada per il Frecciarossa se non c'e' altra scelta. Che poi non so se vi e' gia' capitato di usarlo ma e' il solito pendolino ridipinto, mi hanno gia' fregato una volta; ma si arriva sempre prima che con un regionale (fosse solo perche' questi ultimi gli danno precedenza) quindi cedo al ricatto.

Arrivo alla pagina del pagamento, e mi avvertono che se non mi registro non posso procedere. Per cui lo faccio, solo per scoprire che chissa' quando mi ero gia' registrato e quindi la mia richiesta e' rigettata. Visto che non vedo un link "password dimenticata" mi reiscrivo dando una diversa email - what a smart guy ;)

Ritorno alla pagina del pagamento. Immetto tutti i miei dati e il pagamento mi viene negato. Nel frattempo mi chiama il call center del gestore della carta di credito, chiedendo se e' mio il pagamento del biglietto del treno tal de tali..."urca che efficienza" penso. "Si. si e' mio, ma ora sbloccatemi la carta please!"

Riprovo. Pagamento nuovamente negato. Trenitalia mi invia una mail dicendo che "the transaction has not been authorized by the payment circuit". Allora richiamo il call center del gestore della carta, facciamo la procedura assieme ma lui non vede neppure la richiesta di pagamento.

A questo punto chiamo Trenitalia e cosa mi comunica un tal Fabio da Roma? Che il sito Trenitalia non accetta carte di credito straniere, che non posso prenotare un biglietto se la mia carta non e' emessa da una banca italiana, neanche telefonicamente. WHAT?? Ora delle due l'una, o Fabio da Roma si diverte a fare gli scherzi a quelli che chiamano dall'estero o Trenitalia non ha capito a cosa serve un sito web (in inglese tra l'altro) ed una carta di credito.

Morale, sono le sette, ho perso una buona ora e mezzo a non fare un biglietto del treno e la mia things-to-do list e' ancora li'...

PS: To alight, dice il vocabolario, e' l'espressione formale del verbo scendere da un treno, un bus o un altro mezzo di trasporto. Alight nel mio dizionario sta proprio sotto la voce Alighieri (see Dante) che guarda caso non viveva troppo lontano da dove I (would) wish to alight....

Tuesday 8 December 2009

Mulled




Oggi, mentre in Italia era festa, noi, al lavoro, ci siamo presi una mezza festa.

Ogni anno infatti viene organizzato un pranzo di Natale e quest'anno e' capitato proprio l'otto dicembre.

Voi penserete che il pranzo di Natale in UK si faccia al pub, mangiando rigorosamente tacchino e pudding, ed in effetti e' cosi'. Pero' noi quest'anno abbiamo optato, non senza pagare la pena di una scissione di alcuni ortodossi, per una cucina (relativamente) piu' esotica: ristorante francese, con menu fatto da molte miniporzioni "petits plats", o per gli inglesi piu' semplicemente "french tapas".

Siccome siamo pur sempre in UK, dove tutto cerca di essere pianificato, ci hanno chiesto di scegliere in anticipo il drink che avremmo ordinato appena arrivati. Sapendo quanto loro ci tengano a bere, mi sono sacrificato ed ho scelto una coca cosi' da potermi offrire di guidare (il primo anno erano un po' scioccati che guidassi dopo aver bevuto una (1!) birra).

Come bevanda, tra le varie possibilita' alcoliche c'era anche il mulled wine ovvero il vin brule'.

La collega inglese che a pranzo mi era seduta di fronte, mi ha spiegato che mulled, che io pronunciavo mülled, piu' o meno come lo yogurt , invece si pronuncia qualcosa tipo "mold" con quella specie di o/a.

Per essere precisi il verbo to mull [mΛl] vuol dire scaldare ed aromatizzare con zucchero e spezie. Insomma mulled, se non fosse per il wine, potremmo vivere benissimo senza saperla pronunciare!

Thursday 26 November 2009

Reduced




Complice una pressoche' totale indipendenza di orario, una personale ma credo condivisa preferenza per altre attivita', e l'orario di apertura dei supermercati (fino alle dieci di sera, ma in alcuni casi anche oltre), mi ritrovo spesso a fare la spesa ad orari improbabili, quando la maggior parte delle persone sono ormai a cena o col dvd in mano pronti per vedersi un film.

Un aspetto molto fastidioso di questa abitudine, e' che mi sembra di condannarmi a mangiare gli scarti della societa'; a me restano i pomodori rifiutati dagli acquirenti di mattina e pomeriggio, le zucchine meno convincenti, l'insalata piu' moscia, la frutta piu' ammaccata. Gli scarti per l'appunto.

Pero', almeno qua in UK, c'e' un vantaggio: i prodotti venduti ad un prezzo "reduced".

Gli alimenti che il giorno dopo non possono comunque essere venduti, ad esempio pane e brioches, vengono riprezzati "in tempo reale". Lo sconto e' sostanzioso, tipo 50%. Ora lo so che meta' prezzo di un filone di pane non basta neppure per comprarci le mentine e so anche che il supermercato fa questa politica per liberarsi di prodotti che dovrebbe buttare (non so se qui esistano collette alimentari o simili) ma l'idea mi piace lo stesso.

Il concetto viene applicato anche ai generi che sono in scadenza "espositiva". Le etichette infatti per legge riportano due date: la data di scandenza "best before" e quella di "display until", che precede la prima di un paio di giorni. Gli sconti in questo caso di solito sono inferiori al 50%, ma resta un buon guadagno su prodotti costosi tipo carne e pollame. Si compra, si butta nel congelatore e bon, con il resto ci si va al cinema ;)

Ma in Italia si fa? E se non si fa perche' come consumatori non lo richiediamo?

Sunday 22 November 2009

By heart




Ieri sera sono stato ad un party di compleanno di due amici italiani.

Il gruppone dei colleghi di lavoro italiani fa spesso vita separata, o quanto meno separata in mini gruppi (gli universali tre: single, coppie, coppie con figli), ma poi per appuntamenti tipo compleanni, leaving do, feste di Natale si ritrova.

Ed e' sempre un'occasione piacevole, una serata di chiacchere tra persone che ormai conosci da anni. E poi, come sempre, c'e' qualcuno che porta qualche amico nuovo, con il quale, come sempre, e' inevitabile qualche small talk.

Pero' in uno di questi, con un paio di ragazze spagnole, caratterizzato da sforzi reciproci di parlare l'uno la lingua dell'altro e' venuto fuori che "a memoria" in spagnolo fa "de memoria", mentre in inglese "by heart" come in francese "par coeur".

Non so voi ma io tutte le volte che imparo qualcosa di nuovo poi vedo quella cosa ovunque, fosse un metodo particolare per risolvere problemi di geometria o un'eccezione grammaticale.

Ecco, ricordando quello che si diceva nel post precedente, mi verrebbe da pensare che "by heart" sia un calco semantico dal francese, magari importato ai tempi di Guglielmo il conquistatore. Vedro' d'indagare....

Tuesday 17 November 2009

Queue/2




Di coda avevamo gia' parlato proprio agli inizi di questo blog. D'altra parte cosa c'e' di piu' britannico di una bella ordinata pacifica fila di persone che sotto la pioggia, e magari senza ombrello, aspettano il bus?

Giusto qualche giorno fa ho scoperto che in italiano la parola "coda", nel senso appunto di persone che stanno in fila, e' un calco semantico dal francese "queue". Insomma per noi italiani, la coda fino ad un certo punto e' stata solo quella degli animali; poi le abbiamo attribuito anche il secondo significato, copiandolo dal francese, ma mantenendo la parola italiana coda.

Mi viene da pensare che invece gli inglesi si siano presi dal francese non solo il significato ma anche la parola, infatti e' proprio la stessa ma pronunciata [kju] in inglese e [kø] in francese, mentre per la coda dell'animale hanno mantenuto tail.

Per chi volesse addentrarsi nell'argomento dei calchi semantici e sintattici, dei prestiti e degli adattmenti, per chi volesse capire perche' l'inglese abbia tante parole sia germaniche che latine, suggerisco due interessantissime puntate dell'ottima trasmissione di Radio3 Castelli in Aria.

Quanto è snaturato l'italiano dall'inglese

Imparare le lingue

Il dibattito e' aperto :)

Saturday 14 November 2009

Yorkshire accent




Con riferimento al post precedente, un estratto da film Kes.



Per la cronaca, ho trovato difficolta' anche con i sottotitoli in inglese.

Thanks God, sono finito nel sud dell'Inghilterra ;)

Wednesday 11 November 2009

Two fingers




Se siete appassionati di cinema e non disdegnate di guardare film in dvd, l'Inghilterra potrebbe essere il posto dove venirli a comprare, o chiedere di farveli comprare.

Mentre in Italia, a meno di 10 euro, o meglio 9.99 con quel centesimo di resto che non sai mai cosa farci, non si trova niente di decente, qui un film, soprattutto se vecchio, te lo porti a casa con 3 sterline, ovvero (povero me) 3 euro.

E cosi' uno e' piu' propenso all'acquisto d'impulso, compra "al buio", s'arrischia e sperimenta; io mi sono fatto tentare da un vecchio film di Ken Loach, Kes.



Il gesto sulla copertina potrebbe ricordare la V di vittoria di Churcill, ma attenzione perche' le dita non sono cosi' divaricate e non viene mostrato il palmo della mano bensi' il dorso: ecco avete appena imparato la versione alternativa del gestaccio da dito medio.

Concisa morale della storia: fare attenzione quando si ordinano un paio di birre al pub.

Sunday 8 November 2009

Distinguished




In una sconsolatamente piovosa, ed adesso pure buia, domenica d'autunno, con la compagnia di una tazza di tea, dei cantuccini al cioccolato ed un buon quotidiano inglese, fa piacere scoprire un'articolo che riguarda l'Italia senza, per una volta, doversi vergognare un po'.

L'articolo e' un'intervista al compositore Ludovico Einaudi cresciuto in una famiglia che l'articolista definisce distinguished (suo zio Luigi e' stato Presidente della Repubblica Italiana nei primi anni cinquanta).

Distinguished, riporta il dizionario, e' un aggettivo che significa "very successful, authoritative and commanding great respect". Io pensavo qualcosa tipo una famiglia di persone distinte, mentre e' decisamente molto di piu'.

Devo ricordarmi di accomodarmi meno sulle assonanze.

Tuesday 3 November 2009

We are having a domestic




No, niente a che fare con l'avere alle proprie dipendenze un domestico, siamo lontani dalle atmosfere ottocentesche alla Jane Austin.

Tempo fa, mentre un' amica scendeva dalla macchina in cui si trovava col marito, dopo avermi salutato mi disse "we are having a domestic"; dalle facce scure ed un po' accigliate, si capiva che stavano litigando.

Non conoscevo l'espressione ma mi e' piaciuta subito perche' l'unica parola che conta, proprio quella che dovrebbe esprimere il litigio, e' stata rimossa.

Insomma, mi pare molto british...stanno avendo un scontro, sebbene domestic, e da bravi inglesi che trovano sconveniente l'aggressivita' ne rimuovono anche la sola parola, limitandosi ad un innocuo quasi tranquillizzante we are having a domestic.

Dite che mi faccio trasportare troppo dagli stereotipi?

Sunday 25 October 2009

Bloody




Nell'estate del 2006, il giorno dopo la vittoria dell'Italia al campionato mondiale di calcio, uno dei miei capi di allora saluto' la nutrita tribu' italiana presente in ufficio con un "bloody italians", maledetti italiani. Un'espressione che secondo me trapelava un sentimento misto di invidia ed ammirazione per i soliti sgangherati italiani che ce l'avevano fatta ancora una volta.

Qualche giorno fa in ufficio ho captato, in una conversazione che non seguivo, un "bloody europeans".

Quale fosse il senso non lo so, quello che mi ha fatto riflettere e' che in Italia nessuno pronuncierebbe un maledetti europei, al limite maledetta Europa intendendo quella burocratica ma maledetti europei no perche' noi italiani, e credo si possa dire la stessa cosa per tutti gli altri abitanti del continente, sentiamo l'appartenza all'Europa.

Qui no. A questo punto mi chiedo se sia giusto che come primo Presidente del Consiglio Europeo venga indicato e forse scelto Tony Blair.

Non sarebbe meglio un bloody european?

Sunday 18 October 2009

Sorry for the inconvenience




Sorry for the inconvenience e la sua frasetta sorella Sorry for any inconvenience e' il modo col quale in UK chiudono la conversazione quando accade qualcosa che non dovrebbe e che causa, in genere all'utente di un servizio, un inconveniente.

Frasetta molto polite ma solo moderatamente apprezzata dal sottoscritto che qualche volta preferirebbe, all'italiana, meno educazione ma qualche sforzo in piu' per risolvere il problema, magari ricorrendo ad un po' di fantasia o di flessibilita'.

Comunque sia, vi informo che nell'ultimo mese ho avuto il laptop rotto e quindi non ho potuto scrivere nessun post.

Sorry for any inconvenience. ;)

Sunday 13 September 2009

Axis




"A significant number of English words, especially technical words, have been constructed based on roots from Latin and ancient Greek".

Non so quali parole avesse in mente l'anonimo Wikipedian mentre descriveva la parola English; fossi stato io, avrei pensato probabilmente ad axis. Di cui ho scoperto da poco il quasi gemello plurale: axes.

Non ci avevo mai fatto caso alla sottile differenza tra singolare e plurale, ed usavo un po' cialtronamente ora uno ora l'altro...anche perche' queste parole che al singolare finiscono per s mi traggono sempre in inganno!

Axis axes quindi, latino puro, ed ho pensato alla quinta declinazione. Invece a dar retta al vocabolario latino on line e' della terza.

Oddio in effetti, mai stato particolarmente brillante a latino...Al biennio fioccavano i nove ma solo perche' avevamo un'anziana insegnante che si accontentava di aeeamaa come prima declinazione. Quando arrivammo in terza, al primo compito, la nuova insegnante, giusto un attimo meno anziana, ma ora mi viene il dubbio che a quell'eta' lo sembrassero tutte per me, per farci capire che i tempi erano cambiati ci dette una versione impossibile. Presi un volto alto rispetto al resto della classe: 4!

Per provare a rimediare, introduco il tag Latin roots...ovvero come aumentare il proprio vocabolario inglese a costo zero, purche' si sappia un po' di latino pero' ;)

Monday 7 September 2009

Yellow




Oggi una parola semplice semplice: yellow, giallo.

Parafrasando un vecchio giochino televiso potrei chiedere: "A cosa sto pensando se rispondo giallo?" Se siete abbastanza britannici potreste rispondere: il colore che precede il verde al semaforo.

Avete letto bene, non che precede il rosso, beh si anche quello, ma la cosa per me curiosa e' che il giallo preceda anche il verde!

Mi hanno spiegato che serve per dare il tempo di ingranare la marcia e partire appena scatta il verde senza lasciare tempi morti. So che lo adottano anche in Austria e probabilmente in molti altri Paesi, e non dubito che ci abbiano studiato sopra e che funzioni pure ma a me fa tanto "pronti attenti via".

Non oso immaginare cosa succederebbe se una legge europea lo importasse anche in Italia! :))

Wednesday 2 September 2009

Y




Non so voi, ma una cosa che mi ha sempre dato fastidio sono le recensioni delle mostre il giorno dopo o il giorno stesso della chiusura.

Magari siete li' che vi guardate un servizio al telegiornale o che sfogliate pigramente un giornale, giusto il tempo di pensare "bella, interessante, fino a quando c'e'?" che vi rendete conto che quel giorno era ieri od il giorno stesso. So annoying!

Beh oggi, con un po' di (catartico?) sadismo faccio la stessa cosa e vi informo che e' appena finita, e quindi probabilmente vi siete appena persi, una originalissima mostra che ha fatto per tutta l'estate il pienone al museo di Bristol: Banksy vs. Bristol Museum.

Banksy per chi non lo conoscesse, come ad esempio il sottoscritto prima di insediarsi da queste parti, e' un artista nato come writer nella zona di Bristol e Londra. In realta' su chi sia Banksy non ci sono certezze, non ci sono foto ufficiali e neppure il nome e' certo; tutto e' avvolto da un mediaticamente azzeccatissimo mistero.

Comunica, da vero artista, solo attraverso le sue opere. Il suo stile e' graffiante, irriverente, dissacrante verso la societa' in cui viviamo ed i suoi simboli; giusto per farvi un esempio, ecco uno dei quadri esposti al museo:



mentre questa e' la frase che ha scelto come "manifesto":

When I was a kid I used to pray every night for a new bicycle.
Then I realised God doesn’t work that way, so I stole
one and prayed for forgiveness.(Emo Philips)


Morale finale: considerando che i quadri di Banksy vengono battuti all'asta per svariate centinaia di migliaia di sterline, la prossima volta che vostro figlio vi disegna la parete del salotto non siate troppo severi, potrebbero esserci interessanti sviluppi futuri :)

PS: ah, quasi dimenticavo: la lettera y. Mentre eravamo in fila un collega inglese mi ha fatto notare che il vero nome o la sua parte iniziale potrebbe essere Banks visto che la y in finale di nome e' usata spesso per i nomignoli, come ci hanno insegnato anche in Italia tutte le Giuseppine trasformatesi in orribili Giusy...

Tuesday 25 August 2009

Snippy




Puo' capitare che un sabato non abbiate alcuna intenzione di uscire, che vi troviate comodamente spaparanzati sul divano leggendo un libro che vi hanno appena regalato.

Puo' capitare che un'amica, con cui abbiate appuntamento per il giorno dopo, vi telefoni chiedendo di anticipare al pomeriggio stesso. Puo' capitare che voi accettiate e che vi diate appuntamento al bar del cineclub.

Puo' capitare che proprio quel sabato al cineclub proiettino un film italiano, Pranzo di Ferragosto. E puo' capitare che voi riusciate a convincere l'amica, francese - particolare non indifferente, visto che qui i film sono proiettati in lingua originale - a restare a vederlo.

Puo' infine capitare di buttare di tanto in tanto un occhio ai sottotitoli ed imparare cosi' una parola nuova: snippy, capriccioso e don't be snippy, non fare i capricci.

Puo' capitare che arrivati a casa cerchiate conferma nel vecchio dizionario inglese-italiano e non troviate snippy elencata, mentre capriccio viene tradotto come whim; ed invece la troviate su wikipedia con sinonimi come "lingua tagliente", "secca" (come nel senso di risposta secca, anche un po' rude)

Ed allora puo' capitare che ci scriviate un post sopra anche se non siete piu' sicuri del vero significato....



Il film comunque e' molto leggero e piacevole e se non lo aveste ancora visto ve lo suggerisco, magari d'inverno per ricordare i ritmi lenti dell'estate...

Thursday 20 August 2009

T




Come e' noto, uno degli orgogli nazionali inglesi e' la Royal Mail.

Credo che molto del successo e dell'efficienza del servizio sia dovuta al particolare sistema di codici postali: mentre in Italia infatti specifica solo la citta', qui arriva ad indicare anche la strada.

Ora il caso ha voluto che nel mio codice postale (post code) ci sia una T, e che tutte le volte che la pronuncio loro capiscono D. Questo potrebbe non essere un gran problema se non fosse che in Inghilterra il post code te lo chiedono praticamente in mille occasioni, per cui per farmi capire devo rifugiarmi nell'alfabeto NATO (tra l'altro T like Tango perche' la vita e' un cerchio :)

Nei giorni scorsi e' venuta a trovarmi una cara amica inglese, arrivata dall'Italia, dove lavora e vive da neosposa e neomamma, per le ferie.

Le ho detto per telefono il mio post code per metterlo nel navigatore (e gia' che ci siamo specifichiamo si chiama satnav) ed anche lei ha capito D.

Allora non mi sono fatto scappare l'occasione e le ho sottoposto la questione. Mi ha spiegato che la T va pronunciata un po' lunga, come in "tea time", mentre la D e' secca, decisa.

Alla prima occasione sperimento e poi vi faccio sapere!

Monday 17 August 2009

Wednesday 12 August 2009

Length




Non so se vi sia mai capitato di occuparvi di programmazione, non nel senso di planning ma proprio di scrittura di un programma al calcolatore.

Al sottoscritto capita spesso e capita spesso di dover calcolare la lunghezza di un vettore, diciamo X.

E tutte le volte, da innumerevoli anni, con caparbia costanza e scarsa memoria, scrivo lenght(X) perche' ricordo che nella parola c'e' un'acca e, probabilmente pensando a lunghezza, metto l'h dopo la g. E tutte le volte il programma mi segnala un errore, io scambio la t con la h e si va avanti.

Adesso basta. Dopo 3 anni in UK bisogna abituarsi alla g dura anche quando non te la aspetti, come in longitudine ad esempio, che diventa "longhitud", od il gelato Magnum che diventa "Maghnum".

Ovviamente, poiche' certezze ce ne sono poche, la g puo' essere anche dolce, come in voyager, oppure puo' richiedere una h per farla diventare dura come in straight-forward o flight.

Ed allora mi arrendo alla regola che non ci sono regole o che ce ne sono troppe, a seconda che 'sta g sia seguita/preceduta da questo o da quello, il che per me alla fine e' lo stesso!

Saturday 8 August 2009

Saxone genitive - more of the same




Ok, ferie finite, dobbiamo farcene una ragione; si riparte!

E tanto per non indugiare in mezze misure ripartiamo con un po' di sana grammatica.

Qualche tempo fa, dopo aver ripassato il genitivo causa post, mi sono fermato dubbioso davanti a UK's weather.

Ma il genitivo non si riferiva solo alle persone? Ho chiesto in giro, e su questo i miei colleghi british mica sono tanto d'accordo.

A parte che in UK's weather con UK probabilmente si intende la nazione come popolazione non come nazione geografica, e quindi non sarebbe un'eccezione, pero' mi hanno fatto notare questo: l'apostrofo si usa non solo nel caso di persone (tipo Nemo's book) perche' ad esempio si dice anche car's engine.

Dopo esempi e controesempi siamo approdati alla seguente regoletta: se l'oggetto e' posseduto o fa parte di un altro, in quel caso si usa il genitivo. Altrimenti no, ed infatti si dice a slice of pizza, e non a pizza's slice, perche' la fetta non e' parte della pizza mentre si dice car's engine perche' il motore e' una parte dell'auto.

Interesting, isn'it?

Thursday 23 July 2009

To miss the boat




Vivendo in un Paese con circa 12500km di coste (7,760 miles, if you like) e con una lunga storia di supremazia navale, doveva accadere prima o poi di imbattersi in un modo di dire legato alle barche.

Ed io non posso certo perdere l'occasione di riportarlo: I can't miss the boat!

Ecco, appunto. Se noi quando perdiamo un'occasione perdiamo un treno, qui si perde la barca (od il bus, altro simbolo iconoclasta britannico).

Tutto questo articolato ed un po' farraginoso aggancio per comunicarvi che sono all'inizio delle mie vacanze e che, dubitando di diventare santo o poeta, ho deciso di provare le mie italiche radici in un corso di vela.

Ovviamente, sperando not to miss the boat ;)

Ci risentiamo a meta' agosto.

Cheers!

Sunday 19 July 2009

Leap




Vi ricordate Quantum Leap? Quella non troppo memorabile serie televisiva in cui uno scienziato girovagava per lo spazio-tempo col suo amico ologramma?

Visto che leap sul vocabolario e' tradotto come salto, mi sono sempre chiesto perche' non avessero usato "Quantum Jump".

In questi giorni penso di avere capito: jump e' un salto, leap un vero e proprio balzo, un salto al cubo.

"That's one small step for man; one giant leap for mankind".

Quelli si che erano golden years per l'aerospace...

Sunday 12 July 2009

Combe




Milano Legnano Cardano Trezzano e poi Linate Lainate Canegrate Olgiate Tradate Samarate Vergiate Segrate.

Nel periodo in cui ho vissuto a Gallarate (eccone un'altra) queste desinenze cosi' comuni mi incuriosivano molto, ma non sono mai riuscito a sapere se rimandassero a qualche significato particolare.


Qualche settimana fa, in un sabato di bel tempo, con un sole generosamente "continentale", mi sono messo i vestiti piu' colorati che ho trovato nell'armadio e sono andato al mare. Ero pronto ad andare anche solo, tanta era la voglia di un day out, poi per fortuna sono riuscito a corrompere un'amica francese dall'intento di sprecare la giornata cercando un nuovo alloggio, e siamo partiti direzione Devon.

Mare. Beh, oddio, diciamo qualcosa di liquido dalla temperatura giusta per tenere le birre al fresco piu' che per nuotarci dentro!

Inoltre il camioncino del fish&chips accanto a quello dei gelati, i ragazzini che giocavano a cricket sulla spiaggia invece che a racchettoni, tende e windbreaks (dei colorati paravento) che soppiantavano gli ombrelloni, le verdi colline giusto a ridosso della spiaggia trasformavano un paesaggio per altri versi familiare.



Comunque, ormai semiinglesizzati, dopo qualche ora abbiamo deciso di non rosolarci piu' e siamo andati a visitare i paesetti della zona: Woolacombe Ilfracombe Lincombe ed infine Combe Martin.

Mmmm...sensazione di déjà vu (déjà écouté?). Pero' in questa lingua magari poco fantasiosa ma molto pragmatica, ho trovato facile soddisfazione; combe: a short valley or hollow on a hillside or coastline, especially in southern England.

Ate ed ano rimangono non pervenuti ;)

(PS: fare attenzione all'assonanza con comb che invece e' il pettine!)

Saturday 4 July 2009

Unpleasant




Braccia che si incollano alla scrivania. Ventilatori accesi ad ogni desk, finestre aperte, innumerevoli viaggi al distributore di acqua, il grande capo che va a comprare 200 gelati da offrire alla truppa.

Insomma e' arrivata l'estate. Caldo, caldo, tanto caldo, 30 gradi ci sono tutti. Lo so che in Italia non e' niente ma qui e' da heat-health watch warning!

E poi e' umido.

E l'ufficio e' senza aria condizionata.

In queste condizioni l'italiano medio (nella persona del sottoscritto) si lancia in silenziose invettive; i suoi colleghi inglesi si concedono al massimo un "yes, it's very unpleasant".

Quando si dice politness!

Monday 29 June 2009

Deckchairs




Da qualche settimana il mio appartamento ha una camera in piu'.

Peccato che sia solo una digital camera e non una vera a propria room, perche' qui lo spazio inizia un po' a mancare.

In virtu' del nuovo acquisto, ho deciso di togliere le precedenti foto presenti sul blog, finora gentilmente offerte da sconosciuti a loro insaputa, ed iniziare a pubblicare Nemo's pictures.

Dopo tutto, anche in inglese, a picture is worth a thousand words!

Monday 15 June 2009

Saxon Genitive - "apostrophe"




In un commento al post The straw that broke the camel's back citavo un articolo pubblicato dall'IHT.

La cosa curiosa e' che l'articolo on line iniziava cosi': "When the wife of Prime Minister Silvio Berlusconi...." mentre la mia copia cartacea riportava: "When Prime Minister Silvio Berlusconi's wife....".

Allora, come la mettiamo? Delle due l'una o sono entrambe corrette?

L'unica cosa a me chiara e' che il genitivo sassone e' semplicemente un genitivo possessivo; provo allora a fare un ripassino di grammatica tenendo vicino una guida redatta da The Guardian, presente anche on line.

- per i nomi propri ed i sostantivi singolari, anche quelli che finiscono in s, si aggiunge 's
(es: Andy's house, owner's car, Dickens's book).
Non sempre pero'. La grammatica inglese suggerisce di seguire l'orecchio, e se necessario, sopperire la s dopo l'apostrofo, quindi Mephistopheles' invece di Mephistopheles's

- per i sostantivi che al plurale non finiscono in s si aggiunge 's
(es.: children's games)

- per i sostantivi che al plurale finiscono in s, si aggiunge solo '
(es.: houses' roofs)

- se il possessore e' condiviso si aggiunge 's solo all’ultimo possessore
(es: Jules and Jim's flat)

- se la parola e' composta si aggiunge 's in fondo
(es.: father-in-law's wife)

Riepilogando mi sembra si possa concludere che si usa sempre 's salvo che per i sostantivi che al plurale finiscono in s e per qualche singolare che suona meglio senza la doppia s finale per i quali si usa solo l'apostrofo.

A questo punto come la mettiamo con la moglie del Primo Ministro? Io direi The wife of the Prime Minister perche' le persone mica si posseggono! pero' mi sa che l'uso grammaticalmente corretto sia Prime Minister's wife.

Che ne dite?

Monday 8 June 2009

Wordshake




Piccolo estratto di come parlavano alcuni italiani d'oltremanica sull'ambiente di lavoro all'inizio del XXI secolo del calendario Cristiano.

# 1 : Abuso di parole inglesi

- Passo dopo al tuo desk
- Caffe' in the kitchen?
- Devo finire un report
- Dammi five minutes
- Vado ad un meeting
- Ho una deadline vicina
- Ho un assignment per domani
- Sono ad un training
- Perche' sei lazy!
- Hanno previsto hail per today


# 2: Italianizzazione di parole inglesi

- Andiamo alla cantina?
- Il sistema ha crashiato
- Ho bookato tre ore sul tuo progetto
- Hai clockato?


Non portate loro rancore.

Tuesday 2 June 2009

Gig




Una delle cose piacevoli di fare un corso extralavorativo, soprattutto di farne uno che non verrebbe mai frequentato dai colleghi, come nel mio caso il corso di tango, e' che ti permette di conoscere persone che non sono colleghi di lavoro, insomma persone con cui per una volta parlare di qualcos'altro.

Io ho conosciuto una cantante jazz ed un mesetto fa sono andato a seguire la sua performance, o, come si dice, la sua gig (pronuncia con entrambe le g dure, tipo ghigh).

Per cui per la prima volta nella mia vita, ho conosciuto anche un riccioluto contrabbassista ceco, corposo come il suo strumento, un batterista inglese dai lunghi capelli di ordinanza, ed un tastierista molto compito, sempre inglese.

Una delle cose curiose e' che quando la cantante mi presentava ai suoi amici, loro mi chiedevano invariabilmente "Suoni anche tu?" al che avrei voluto rispondere "forse forse twinkle twinkle little star al piano se mi impegno", ma non sapendo mai come prendono queste battute me ne uscivo con un generico ancorche' sfuggente, "no no vengo da un background completamente diverso..."

Alla fine la mia amica mi ha chiesto se potevo ballare un tango con la sua stepmother, ovvero la matrigna (che parola brutta in italiano, troppa assonanza con maligna, non ce ne sono altre?).

Per fortuna la stepmother ha avuto senso del pudore....

Thursday 28 May 2009

The straw that broke the camel's back




In questo blog, come avrete notato, non si parla di politica, lo fanno gia' molti altri e probabilmente non saprei essere neppure altrettanto sferzante od arguto, pero' questa volta l'occasione era troppo ghiotta.

La vicenda e' la solita che sta tenendo piede in Italia nelle ultime settimane. E la domanda da porsi e' se effettivamente questa sara' la goccia che fara' traboccare il vaso, o come dice The Independent la paglia che ruppe la schiena del cammello.

Non conosco The independent non essendone lettore, potrebbe essere l'articolo di un quotidiano particolarmente partigiano, per cui preferisco segnalare anche un lucido e sconsolante articolo del Financial Times.

Da parte mia, e per tenere fede allo stile di questo blog, ho cercato una qualche verita' nell'origine delle parole ed in una sorta di nomen omen nascosto ho trovato noemi = moine.

Ai posteri (ed agli elettori) l'ardua sentenza.

Sunday 24 May 2009

Button your fly




Vladimir: [Stopping.] True. [He buttons his fly.] Never neglect the little things of life.

Una nuova messa in scena di Waiting for Godot e' uno degli appuntamenti teatrali londinesi di questa stagione. Mi e' venuta voglia di andare a vederlo, per cui ho iniziato a leggere la storia, giusto per non rischiare di non capire nulla. Ero appena a pagina due, quando buttons his fly rientra nella mia vita.

Lo aveva gia' fatto nell'estate del '92, quella delle olimpiadi di Barcelona, della campagna elettorale di William Jefferson Blythe III, detto Bill, Clinton, dello scandalo Woody Allen-Mia Farrow, e di Nemo che solcava per la prima volta l'oceano per andare ad imparare un po' d'inglese dal classico zio d'America.

Button your fly recitava una T-shirt della Levis che avevo comprato, senza sapere il significato della scritta, in un gigantesco affascinante sberluccicante, per quei tempi e per quell'eta', mall.

Se non conoscete il significato della frase, forse un'idea ve la possono dare gli spot che furono girati da Spike Lee (il '92 fu anche l'anno del suo MalcomX)



Lasciando da parte il significato letterale di fly, tradurrei "abbottonati i pantaloni", anche se ingentilisce un po' la frase originaria.

Probabilmentene ne avessi conosciuto il significato, non avrei comprato la maglietta che comunque ancor oggi e' ottima per il jogging...magari in Italia pero', dove, lettori di questo blog a parte, button your fly credo non dica niente a praticamente nessuno! ;)

Tuesday 19 May 2009

Tipsy




Ma e' possibile che gli inglesi non abbiamo mezze misure? O non ti considerano, non ti guardano negli occhi ne' ti stringono la mano, oppure sono dei grandi amiconi. La differenza ovviamente la fa, come avrete gia' immaginato, l'alcohol.

Un paio di domeniche fa sono uscito con alcuni nuovi amici; dopo la cena, una curry night, siamo finiti in un pub che a me piace molto, per quello che c'e': un camino, un camino vero, con vera legna che arde (cosa che qui e' una rarita' non so se per la preoccupazione di possibili incendi, perche' non ci vogliono perdere tempo dietro o per ridurre i fumi) e per quello che non c'e': la ubiqua moquette (the carpet, per inciso).

Come in molti pub, ogni tanto fanno anche musica dal vivo, e quella sera un gruppo suonava musica country.

Abbiamo trovato posto proprio di fronte ai musicisti, separati da loro da uno spazio che era stato ricavato per ballare, e ci siamo seduti. Dopo poco una signora che ballicchiava in mezzo alla pista ci ha avvicinato e con una scusa si e' messa a parlare con noi; ed in 5 minuti ci ha raccontato che quella sera festeggiava il suo compleanno...che anni prima si era sposata in un castello....che era stata a Londra per il we... che il marito le aveva appena regalato vestito e scarpe nuove, insomma vita morte e miracoli. Sinceramente so piu' cose di lei che di molti colleghi con cui condivido l'open space da tre anni!

Ci ha confessato anche che era un po' tipsy, ovvero slighty drunk, non troppo in effetti visto che era ancora in grado di distinguere ;), e poi e' passata alle domande: da dove venivamo, che lavoro facevamo, se ci piaceva il vestito che le aveva regalato il marito, se la ragazza seduta accanto a me fosse la mia spouse ...Il tutto inframezzato da ripetuti baci, tanto da far commentare ad una ragazza sicula che "neppure da noi ci si bacia cosi' spesso!".

Sunday 10 May 2009

I'm just about to go




Oltre alle parole strane, alle curiosita' e alle frasi idiomatiche, forse dovrei dedicare un po' di tempo anche all'inglese "parlato dagli inglesi", che alla fine e' quello che fa la differenza tra un inglese da turista e uno da "native".

Qualche giorno fa ho sentito questa espressione: I'm just about to go.

Era verso fine giornata, un collega voleva parlare con un altro ma quest'ultimo ha replicato che aveva solo pochi minuti a disposizione perche' stava per andare via.

Io me ne sarei uscito con frasi tipo "I was thinking to go home" o "Sorry, I'm going home", che adesso mi sembrano impresentabili rispetto alla semplicita', pulizia ed anche, in un certo senso, educata assertivita' di quel I'm just about to go con cui adesso vi saluto ;)

PS del 15/6/09: pare che le ultime parole del gesuita e grammatico francese Dominique Bouhours siano state I am about to go - or I am going to - die; either expression is used.

Tuesday 5 May 2009

UneasyJet/2




Se scopriste che una compagnia low-cost vi fa pagare il biglietto il 20% piu' caro del dovuto come la prendereste?

In questi giorni stavo guardando i prezzi dei voli dall'Italia verso l'Inghilterra per degli amici che hanno deciso di venirmi a trovare.

Il biglietto Easyjet costa un certo tot, piuttosto alto ma il periodo e' quello estivo, per cui non si puo' pretendere troppo anche se da una low cost mi aspetterei comunque qualcosa di meno. Allora mi viene in mente di controllare il prezzo in sterline e scopro che e' molto inferiore, di circa il 20%!

Non ci vuole molto a dedurre che e' il prezzo di cambio a fare la differenza. Oggi la sterlina e' a circa 1.1 sull'euro mentre EasyJet lo cambia a circa 1.3! Manco le banche, che notoriamente non sono delle onlus, lo tengono cosi' alto.

E' vero, c'e' il non trascurabile particolare che per poter fare l'operazione si deve avere a disposizione un conto in banca in UK ma sono sicuro che nel caso veniate a trovare un amico od un parente sara' piu' che contento di anticipare per voi, avendo in cambio degli euro che tornano sempre utili a chi vive da questa parte della Manica. Insomma, come piace dire nelle aziende, una win-win situation!

PS1: per gli appassionati del genere, vedasi anche UneasyJet
PS2: ovviamente non ho nulla contro Easyjet, e' solo che volando con loro scopro le loro "magagne" ;) Penso lo stesso trucchetto si possa applicare, o quanto meno tentare, anche ad altre compagnie.

Enjoy your flight!

Monday 27 April 2009

BYOB




Come si festeggia la fine di un progetto in Inghilterra?

Beh, tutto inizia con la scelta del posto, con sondaggio via mail tra pub lunch (e fin qui ci siamo) e curry night in a BYOB curry house (qui buio pesto).

Per non chiedere esplicitamente spiegazione e fare la figura di quello che non e' ancora molto integrato ho messo la mail da parte in attesa che le nebbie si diradassero. Cosa che e' accaduta poco dopo quando, durante una pausa, dei colleghi mi hanno chiesto se mi piacesse l'indian food ed altri hanno commentato che non erano al corrente che in Bristol ci fossero ristoranti che adottavano la formula del Bring Your Own Bottle.

Ahah! Un altro acronimo . Ma perche' c'hanno 'sta fissa?

Ed eccoci quindi thursday night (proprio la mia tango night mannaggia!) al ristorante. Non dei piu' lussuosi bisogna ammetterlo ed il BYOB doveva lasciarlo immaginare, ma serata che scorre piacevolmente tra le nostre bottiglie di vino, del buon cibo e tante battute perse, inequivocabile segno che dovrei smetterla di frequentare cosi' tanti italiani...

PS: il vino e la birra - 18 bottiglie per una tavolata da 12, neppure troppe visto gli standard locali - mi hanno poi ricordato l'insegnamento di una amica inglese: beer and wine is fine, wine and beer is queer.

Pare pero' che i tedeschi affermino l'esatto contrario (eventuali tedescofili all'ascolto pregasi confermare): "Bier auf Wein, lass das sein; Wein auf Bier, das rat' ich dir". Insomma, mai una certezza nella vita!

Monday 20 April 2009

Spouse




Uno dei benefit aziendali e' quello di poter fare acquisti in un grande magazzino (nel senso di magazzino grande), rivenditore per grossisti e negozianti, stile METRO in Italia.

Il vantaggio e' quello di poter acquistare, tra gli altri, molti prodotti italiani di buona qualita' tipo la mozzarella di bufala, il parmigiano reggiano, del Chianti, ma anche vere rarita' come mortadella e bresaola, o fondamentali per la sopravvivenza dell'italiano all'estero come gli antidepressivi vasettoni di Nutella.

Lo svantaggio come potete immaginare e' la taglia. Non un kilo di arance, ma un'intera cassetta, non una mozzarella di bufala ma un barattolone da cinque, non un tubetto di dentifricio, ma ventiquattro, non una shampo ma tre. E cosi' via. Di conseguenza anche i carrelli della spesa non sono normali carrelli ma dei veri e propri SUV dello shopping, che li guardi e pensi che e' un eccesso, finche' non ti ritrovi alla cassa piu' carico di un bastimento inglese ai tempi della Compagnia delle Indie, e capisci che ti sei fatto fregare di nuovo.

Inoltre per fare acquisti bisogna diventare soci, sottoscrivendo una tessera annuale che vale per due persone, una per chi si abbona e l'altra per il suo/la sua spouse, insomma il partner.

Per cui di solito si cerca di fare la tessera in due, giusto per dividerne la spesa tanto che non di rado arrivano email del tipo: devo rinnovare la tessera, anyone interested?

Io l'anno scorso, visto che al momento della sottoscrizione non hanno indagato, l'ho fatta insieme ad un mio collega italiano. Quest'anno, essendo il collega nel frattempo rimpatriato, ci ho riprovato con un altro amico, ma questa volta sottoposti a domande un po' piu' pressanti ci e' mancata la facciatosta di dire che il mio amico era - ma come si permettevano di insinuare che non lo fosse! - il mio spouse.

Pero' visto che ormai la tessera a mio nome la dovevo fare, ho iscritto come mia spouse la ragazza ungherese di un altro amico. Anche una mia amica in tre anni ha "sposato" tre uomini diversi; nel database clienti noi italiani dobbiamo risultare tutti un po' sentimentalmente ondivaghi :)

Giusto una postilla: la pronuncia di spouse e' spaus (au come in mouse); per i primi cinque minuti ho detto spus (forse per incoscia assonanza con il francese épouse?) e nessuno, giustamente, capiva cosa volessi dire....

Tuesday 14 April 2009

Personalised registrations - Update!




Riepilogo: in Gran Bretagna e' possibile comprare targhe automobilistiche personalizzate. La vendita avviene sia on line che all'asta. Il mese scorso avevo notato un prezzo base molto consistente (£20000) per una targa particolare, la fatidica 1D, nell'asta che si sarebbe tenuta a fine marzo.

Ed allora, come direbbe l'ottima Gabanelli, vediamo come e' andata a finire.

Update: E' andata a finire che l'esosa 1D e' stata adottata, ha trovato una famiglia, anzi una macchina ed un generoso proprietario che ha aperto il portafoglio e sborsato... provate ad indovinare...no no...molto di piu', ecco ora raddoppiate o triplicate altrimenti non ci arriverete neppure vicini: £285000.

Affinche' non pensiate nuovamente che abbia digitato uno zero di troppo lo scrivo pure in cifre: duecentottantacinquemila pounds (al cambio attuale circa 320000€ ). Roba da comprarsi un appartamentino sul Tamigi o sulla Senna (fate voi, io preferirei la Senna) o farci il giro del mondo, un paio di volte credo.

La domanda che non ci si puo' non porre e': come comportarsi di fronte a certe spese? Bollarle come immorali, pensando a tutta quella gente (sottoscritto incluso) che per avere £285000 deve fare un mutuo a vita? o vederle come semplici ed efficaci metodi per reinmettere in circolo il denaro di chi, evidentemente, non sa piu' come spenderlo?

Perche' un po' tutta l'asta e' andata a buon fine. 1 FHS ha portato all'erario £10400, HU57 LER £30000, LUC 1Y £11500, insomma un sacco di targhe vendute ed un sacco di soldi incassati.

Ed il caso della widget I am rich per l'Iphone ve lo ricordate? Messa in vendita a $999.99 (il massimo per una widget Iphone), non faceva assolutamente nulla, la sua unica funzione era quella di ricordare agli altri ma soprattutto allo stesso proprietario che era abbastanza ricco per spendere $1000 in un'icona. Icona proprio nel senso di immagine, stavolta di ricchezza.

Ed allora penso, perche' dividersi politicamente sull'aumentare o no le tasse ai supericchi, quando essi stessi sono cosi' ben disposti a pagare (lo Stato nel caso delle targhe, ingegnosi privati nel caso della widget) per avere niente in cambio se non l'autoaffermazione del loro status?

Suvvia, sotto con le idee, che c'e' da diventare ricchi anche noi!

Friday 3 April 2009

You are pulling my leg




Da bravo emigrante, quando torno in madrepatria faccio incetta di un po' di tutto. Generi di prima necessita' come caciotte e salumi hanno ovviamente la precedenza ma se resta un po' di spazio in valigia, quello e' riservato per libri e dvd.

L'ultima volta, fra i vari libri, ho acquistato Dire quasi la stessa cosa di Eco, dei cui saggi sono diventato onnivoro lettore dopo averlo riscoperto un po' per caso (vedi suspense).

Confesso di non aver letto niente di Eco prima di quest'anno. E dopo aver letto Sei passeggiate nei boschi narrativi e questo Dire quasi la stessa cosa, sono contento di avere iniziato dai saggi; per il momento sarei, usando le sue classificazioni, un lettore troppo "ingenuo" ben lontano dal suo lettore "modello" che e' estremamente colto e capace di cogliere gli infiniti e parecchio ricercati rimandi intertestuali. Insomma, prima meglio leggere un po' di Joyce, Dumas, Salgari, Borges etc..

Dire quasi la stessa cosa affronta il problema della traduzione e le difficili scelte cui si puo' trovare di fronte un traduttore. Dal rischio di invecchiare un testo, usando una parola in disuso, alla difficolta' di rendere un gioco di parole, alla necessita' di preservare l'intenzione del testo, e' inutile ed impossibile provare qui a enunciarli tutti.

Nell'introduzione viene pero' fatto un bell'esempio utile per queste nostre passeggiate nei boschi inglesi.

Introduce l'espressione "You are pulling my leg" e sottolinea che la traduzione "mi stai prendendo in giro" va bene ma "mi stai prendendo per il naso" va ancora meglio visto che mantiene una qualche sorta di collegamento "anatomico" con il testo originario.

Non so se lo troviate interessante, a me queste sottigliezze piacciono :)

Se invece preferite la pratica alla teoria, e sperando che il black humor di Rowan Atkison vi diverta, ecco un filmato in cui si usa "I have been pulling your leg":

Monday 30 March 2009

B like Beer




Alfabeto Nato:   Alpha     Bravo     Charlie....
Alfabeto UK:      Ack        BEER      Charlie....

A volte sono proprio i dettagli a svelare le caratteristiche di un popolo.

Tuesday 24 March 2009

One swallow doesn't make summer




Chi segue questo blog dall'inizio ricordera' quanto l'estate scorsa mi lamentai del clima inclemente e della pioggia incessante che ci perseguito' da giugno ad agosto. Cosi' parlai di tipping down e di raining cats and dogs (due volte tra l'altro).

Fu un'estate molto grigia, appesantita dal fatto che anche la precedente avesse deluso le aspettative. Gli inglesi accettano di buon grado di vivere in una sorta di autunno perenne nell'attesa dei mesi estivi, quando una mite primavera regala loro finalmente l'opportunita' per partite di golf e di cricket, barbeques, picnics e sunday roast all'aperto.

In effetti l'estate in cui sono arrivato, quella del 2006, e' stata veramente gradevole, con giornate piene di sole e quei 20-25 gradi che permettono di godere la vie en plein air senza sfiaccare fisico, come accade quando ci si aggira sugli italici 30-35 gradi.

Quest'anno abbiamo avuto un "proper winter" con freddo e neve, per cui siamo tutti fiduciosi in una corrispondente "proper summer". La aspettiamo, ed anche se e' ancora un po' presto, di tanto in tanto scrutiamo il cielo, ricordandoci pero' che una rondine non fa estate.

Monday 16 March 2009

Personalised registrations




In queste settimane sto affrontando il girone burocratico del cambio targa dell'auto, da italiana a inglese. Si perche', per quanto possa sconcertare, ho portato fin quassu' la mia macchina comprata in Italia, finendo cosi' a guidare a sinistra con una macchina pensata per guidare a destra. E' lo spirito bipartisan? Mah...

Fatto sta che adesso e' giunto il momento di sborsare un po' di soldi, o per dirla in burocratese, regolarizzare la mia posizione. Per cui sono andato al DVLA, il Driver and Vehicle Licensing Agency, l'equivalente della nostra motorizzazione, e li' mentre aspettavo che chiamassero il mio numero, per passare il tempo mi sono messo a leggere un opuscolo trovato su uno dei banconi.

Pubblicizzava un'asta per aggiudicarsi nomi particolari di targhe, di cui elencava alfabeticamente il codice seguito dal prezzo base.

Giusto per darvi un'idea vi posso dire che se voleste fare un regalo per la festa del papa' o della mamma si parte da £400 (MUM 81E, DAD 4A), £400 sono richiesti anche per l'eventuale nonno settuagenario (OLD 70M). Siete invece appassionati di aeronautica? Pregasi pagare £400 per FLY 88Y o per SHU771E, £1900 per 26 JET. Il voto e' segreto ma non per voi? Se tifate PDL dovete sborsare almeno £1900 (6 PDL), se il vostro cuore invece e' a sinistra, dovrete mettere ancora di piu' mano al portafoglio: £2800 (92 PD). Far saper a tutti che anche voi avete un master vi costerebbe £1900 (6 MBA). Ribadire l'orgogliosa appartenenza all'Union Flag, £2800 (91 GB).

E potrei andare avanti per un bel po' perche' ce n'e' davvero per tutti i gusti, ma il top del top lo raggiunge 1D. Base d'asta £20000, e giusto perche' non pensiate che abbia digitato male scandisco: v-e-n-t-i-m-i-l-a pounds, o se preferite, al cambio attuale, circa 21650€.

Amici colti mi hanno detto che di solito i miei post terminano con un fulmen in clausula, questa volta opto per la moralina in clausula. Ovvero, se non fosse che la crisi economica tocca poco o niente quelli che si possono permettere una tale scemenza, mi verrebbe da dire viva la crisi; pero' che siamo una societa' un po' malata concedetemelo.

PS: Comunque non pensiate sia una stranezza estemporanea, sono gia' arrivati alla ventesima edizione di questo tipo di aste . La prossima e' a fine Marzo. Vi terro' informati su 1D. Il mio collega inglese, su cui stamattina ho riversato la mia incredulita', ha detto che non si stupirebbe se il prezzo salisse di molto. Si accettano scommesse! ;)

Thursday 12 March 2009

Working party




"We are exploring the working party option in greater detail"

Ma se qualcuno esplorasse l'opzione del working party in maggiore dettaglio, voi a cosa pensereste?

Io che vogliono organizzare una festa, che stanno pensando a quante pizzette comprare, o quanti cheesecakes e donuts, quali bevande (l'alcohol e' proibito in azienda, perche' questi se iniziano non smettono piu', mancano di mezze misure), a come arredare la sala, quanto costa il tutto, etc, etc...

Ma se il testo continua con "The most popular options are employees interested in working away on a working party" la cosa comincia puzzare. Insomma dipendenti interessati a lavorare ad un working party, per di piu' away. Si si possibile, ma magari in un'azienda che organizza eventi.

Ed infatti, chiedendo in giro, mi hanno riportato alla realta': un working party e' semplicemente un working group.

Che col senno del poi non e' neppure cosi' assurdo, anche il party del Labour (o Conservative) party non e' mica una festa! Sono gruppi di persone, politicamente organizzate in quel caso.

Quindi attenzione al contesto, perche' questo puo' essere davvero un false friend molto insidioso, roba da presentarsi con naso e occhialoni alla Groucho Marx il giorno del kick off del progetto! e non sarebbe bello... :))

Monday 9 March 2009

Hash Browns




Qualche week-end fa, insieme ad una amica che viene a lezione di tango, siamo andati al nostro primo workshop.

Si svolgeva nella New Forest, una parte molto bella del Sud dell'Inghilterra, un parco naturale dalle parti di Salisbury (misteriosamente pronunciata Solsburi e, detto per inciso, assolutamente da visitare fosse solo perche' nella famosa cattedrale e' custodita e visibile al pubblico una copia della Magna Charta).

Purtroppo, a causa dei nostri "impegni", non abbiamo girato molto la zona, ma quel minimo e' bastato per renderci conto della particolarita' del posto: grandi fattorie alternate ad immensi spazi vuoti, con animali vari che scorrazzavano incuranti sulla strada, insomma un'atmosfera veramente bucolica, interrotta solo dalla incongrua presenza di un concessionario di auto, Bentley tra l'altro, segno quindi di una notevole, ed inconsueta?, ricchezza per una zona agricola.

Anche il bed&breakfast in cui abbiamo dormito era molto caratteristico, con una facciata in (rifatto) stile Tudor (semplificando: travi in legno nere su sfondo bianco) ed una stanza la cui finestra dava su un recinto di cavalli. Come direbbero loro: so lovely! ;)

L'affabile proprietaria di casa ci ha ovviamente preparato il classico English Breakfast, una lista da fare impallidire un menu di nozze:

Fruit Juice
Selection of Cereals
Selection of Fruit
Grilled Bacon
Sausage
Eggs (fried, poached, scrambled)
Mushrooms
Tomato or baked beans
Hash Browns
Toast and preserves
Tea
Coffe

Il mio preferito e' l'hash browns, una polpettina fritta di patate e cipolle, insomma un piatto leggero leggero per iniziare la giornata al meglio. Qui si trova anche al supermercato, ma se qualcuno volesse provare il brivido e per una volta saltare il cappuccino e la brioche, ecco la ricetta . Nel caso fatemi sapere!

Friday 6 March 2009

Test




Ieri, all'ora di pranzo, incontro in corridoio un collega australiano, vede che ho in mano un pacchetto di patatine e mi dice a mo' di battuta: "big hit?".

Io prima lo guardo perplesso (che c'entra to hit con le mie patatine?) poi sorrido come se avessi capito la battuta e continuo la conversazione come se niente fosse, parlando d'altro. Solo qualche minuto dopo, aprendo il pacchetto, noto la scritta che vi e' sopra per reclamizzare la nuova, piu' grande, confezione: "big eat".

Tutto questo per dirvi: oggi, compito a sorpresa! ;)

Ricordate il vecchio Lissen and Repeat? Qui e' solo repeat, magari ad alta voce che viene meglio.

Enjoy!

- I scream / Ice cream
- I see / Icy
- And / End
- Handy / Andy
- Earth / Heart (pure anagramma, per chi si dilettasse con queste cose)
- Deer / Dear
- Heart attack / Art attack (per i piu' piccini?)
- Words / Worlds (4, dicasi 4, consonanti consecutive!)
- I can / I can't (un evergreen)

e il gran finale per superare l'esame

- It / Eat / Heat / Hit

See you / Sioux ;)

Monday 2 March 2009

Venison




Molti italiani, come raccontavo giusto nel post precedente, se ne stanno andando da questa sorta di isolona, ma altrettanti hanno invece scelto di mettervi piu' profonde radici. Piu' che radici, fondamenta, visto che decidono, approfittando del calo dei prezzi e del forte valore dell'euro, di acquistare casa.

Ed e' cosi' che venerdi scorso un'amica, fresca fresca di acquisto, ha chiamato a raccolta per avere aiuto con il trasloco.

Finito di spostare scatoloni, borsoni ed armadietti vari, con il pretesto di premiarci delle nostre fatiche abbiamo deciso di rivederci in serata per andare a cena. Io ho proposto un ristorante di cui mi avevano parlato, un ristorante molto poshettino a dire il vero, curiosamente affacciato sulla piscina all'aperto dell'attiguo centro benessere, di cui tra l'altro il ristorante e' parte.

Incuranti delle usanze locali, abbiamo prenotato per un orario molto mediterraneo, le nove e mezzo. Loro non hanno battuto ciglio ma non appena siamo arrivati (col un altrettanto mediterraneo quarto d'ora di ritardo) ci hanno avvertito che la cucina chiudeva alle dieci. Panico e sguardo rapido al menu, cosa ordinare? chicken non mi va, lamb neppure, venison. Venison? Qualcuno sa cosa sia questo venison? Per fortuna c'e' l'amica neoproprietaria che mi risponde che e' del cervo.

Ma cervo come Bambi allora? Non esattamente, perche' Bambi e' un deer, venison e' la sua carne.

Tra l'altro, mi sia concesso senza volerne al povero Bambi orfano di mamma per mano e doppietta di un cacciatore, carne gustosissima deliziosa e tenera, nel mio caso servita leggermente scottata, stile tagliata, accompagnata da insalata trevisana zucca e pancetta, il tutto disposto un po' a piramide, per dare verticalita' al piatto, come piace dire a qualcuno.

Se ve ne foste venuta voglia, potete prenotare on line; ma dubito che facciano home delivery, mi sa che dovrete venire voi :)

Wednesday 25 February 2009

Pastures new




Sara' l'aria di crisi, il clima inclemente, la sterlina ai minimi storici che taglia il potere d'acquisto nella zona euro, la qualita' del cibo scadente, ma molti italiani se ne stanno andando.

Un paio di settimane fa arriva una mail di un amico, avvisa la comunita' italiana che:

All,
as some of you may know, it seems pastures new wait for me on the continent.


Leggo distrattamente, sapendo che stava cercando gia' da un po' non sono sorpreso. L'occhio si sofferma pero' su quel pastures new che sembra stato scritto altrettanto distrattamente invertendo aggettivo e sostantivo: io infatti mi sarei aspettato new pastures (nuovi pascoli).

Pochi giorni dopo pero' e' arrivata un'altra email:

Please be informed that XY is leaving us for pastures new at the end of this week, and ZK has returned to take her place.

Una volta si puo' sbagliare ma due? Per di piu' stavolta e' un inglese a scrivere (anche se questo potrebbe non voler dire niente in un Paese in cui la grammatica e' praticamente sconosciuta ai piu').

Allora prima di continuare a pensare che siano gli altri a sbagliare e' meglio dare un'occhiatina al vocabolario...per scoprire che assegna l'espresione a John Milton (quello di Paradise Lost, lo dico piu' per me che per voi) che in Lycidas scrive "Tomorrow to fresh woods and pastures new".

Paradise Lost. E non Lost Paradise: o c'e' qualche regola che non conosco o a quei tempi andava di moda mettere l'aggettivo dopo il sostantivo.

Friday 20 February 2009

Dad at 13




No, questa volta non e' un modo di dire. E' un assurdo modo di fare, di vivere.

Il Sun (che in questi argomenti ci sguazza felice) ne ha fatto la sua copertina venerdi scorso: un ragazzino di 13anni con la sua fidanzatina di 15anni freschi freschi nuovi genitori.

Ho visto che la notizia e' arrivata anche in Italia, per cui so di non raccontare nulla di nuovo, pero' il fenomeno delle babygravidanze e del contesto sociale in cui nascono e' talmente lontano dallo stereotipo che abbiamo sugli inglesi che vale la pena riparlarne.

C'e' infatti tutta una Gran Bretagna ben lontana dalla swinging London: e' la Gran Bretagna della working class piu' povera (e/o piu' impaurita come nel caso di British jobs to British workers), di quella che magari non ha mai attraversato la Manica, o neppure i confini della sua contea, che vive col sussidio di disoccupazione e nelle case messe a disposizione dal comune, in un humus (a)sociale e (a)culturale, dove i ragazzini tendono al bullismo e le bambine con eta' ad una cifra sola indossano improbabili tacchi a spillo scimmiettando gli unici modelli che conoscono, ovvero quelli televisivi ed ambientali.

Spesso entrambi, maschi e femmine, con genitori distratti o senza gli strumenti per proporre altro. E come potrebbero, d'altro canto, quando questi stessi genitori non hanno avuto occasione di crescere curiosi, di sperimentare diversi modi di vita, di apprendere il rispetto di se' e degli altri?

L'articolo del Sun chiude con una frase che e' uno sconfortante e facile presagio: "Britain’s youngest known father is Sean Stewart. He became a dad at 12 when the girl next door, 15-year-old Emma Webster, gave birth in Sharnbrook, Bedford, in 1998. They split six months later."

Thursday 19 February 2009

Annoying




E con questa, e' la terza volta consecutiva che torno in Italia e che mi ammalo.

Potrebbe essere l'occasione giusta per un bel post sulle espressioni inglesi piu' colorite e meno eleganti, invece, da bravo englishman in erba, mi concedero' solo che tutto cio' e' molto fastidioso, very very annoying.

Comunque non capisco: ma vivere in un Paese ventoso e piovoso, con il grigio come predominante colore di fondo, non dovrebbe in questi anni aver temprato il mio fisico? E l'Italia poi, era o non era il Paese nel quale ai tempi del Grand Tour gli Inglesi venivano per curare i loro malanni? Ed allora come mai a me (ed anche ad altri colleghi in realta') succede il contrario? Sani come pesci al lavoro, ed ammalati non appena si sbarca sul suolo patrio. E poi non si venga a dire che gli italiani non sono attaccati al lavoro: ammalarsi in ferie, questo si che e' aziendalismo in tempo di crisi economica! :))

E questa volta neppure una sobria, ipocondriaca man flu, ma un'influenza vera e propria con la colonnina del mercurio che dopo aver civettuosamente flirtato un po' con il 39, in pieno spirito SanValentinese si abbraccia al 38 non molla piu'....

Insomma, io pensavo di passare qualche giorno "Under the Tuscan sun", ed invece sono finito "Into my Tuscan bed".

That's really annoying, my dear Watson.

Friday 13 February 2009

Delayed




Quando devi prendere un volo sai che non ti puoi permettere di perderlo, perche' l'aereo non e' come il treno che alle brutte parti un'ora dopo col successivo.

Pero', quando il decollo e' all'una di pomeriggio, non ti va di uscire dal lavoro troppo presto e sprecare ore di ferie.

Per cui decidi di mettere a frutto tutti quei (dis)corsi sul just in time, e ti organizzi per benino.

Ed allora calcoli quale tragitto fare per arrivare all'aeroporto (il west gate a quell'ora e' ancora chiuso, per cui devi passare dal main gate per uscire dall'azienda), pensi a cosa potrebbe andare storto (perche' si sa, if anything can go wrong, it will), ed infine decidi che, visto che stai via solo per un long week-end, puoi optare per il bagaglio a mano ed il check in online risparmiando cosi' qualche minuto potenzialmente prezioso.

Potenzialmente, perche' poi arrivi all'aeroporto, cerchi il volo sul terminale e leggi: Delayed.

Tuesday 10 February 2009

Two left feet




Immaginiamo che, incamminandovi per un diverso viottolo della vita, foste finiti a vivere in Inghilterra.

Come occupereste il vostro tempo libero? Giocando a golf nelle (rare) giornate di sole estivo? Praticando quello sport che qui viene preso molto sul serio e che va sotto il nome di badminton? Dando una chance al cricket?

Io, con una certa incoerenza geografica, ho optato per delle lezioni di tango.

Per chi si chiedesse come mai proprio tango (di solito, se proprio ci si da' al ballo, la salsa raccoglie molti piu' consensi), il motivo e' piuttosto banale: un'amica spagnola che per un po' di tempo ha vissuto in Argentina, e li' iniziato a ballare tango, voleva fare un corso. Poi, come spesso capita, e' finita che io mi sono appassionato, mentre lei non e' praticamente mai venuta....

Oddio, imparare tango in un Paese cosi' poco latino, fa un po' strano va ammesso. Intanto perche' gli inglesi da sobri sono tutt'altro che disinvolti e poi perche' tra un tango e l'altro non di rado ci si rilassa con un tea-break, sicuramete una soluzione scarsamente adottata dai milongheri di Buenos Aires.

Ma c'e' anche un lato positivo per chi inizia: l'usuale, affidabile, politeness inglese. Anche se sbagli tutto ma proprio tutto, anche se non azzecchi il ritmo oppure strattoni maldestramente la partner dimenticandoti di spostare il suo peso sul piede giusto prima di partire, e ripeti sempre le stesse tre quattro figure che hai imparato, loro non si lamenteranno mai.

Anzi puo' pure capitare che si scusino per la mancata riuscita del ballo: "Sorry, I've got two left feet".

Friday 6 February 2009

Small talks




Una delle torture a cui deve sottoporsi un expat in UK, ma penso si possa tranquillamente generalizzare, sono gli small talks, ovvero quelle pillole di conversazione scambiate tra pseudo-sconosciuti.

"Where are you from?", "How long have you been in UK?", "Sounds like an interesting job!", "Really?? Oh...Tuscany is sooo lovely", "...and after my Erasmus..." (perche' tra certi emigranti di nuova generazione c'e' sempre un Erasmus di mezzo)....etc....etc.....

Ecco dopo tre anni di questa solfa annuncio todo mundo che non ne posso piu' di small talks.

In realta' all'inizio e' molto eccitante, soprattutto per chi, come noi italiani, proviene da una realta' dove generalmente il massimo dell'esotico e' conoscere qualcuno trasferitosi da una regione diversa.

L'Inghilterra, invece con il suo multiculturalismo, ogni giorno da' l'occasione di confrontarsi con persone che vengono da ogni dove ed e' cosi' che ogni tavolata si trasforma in una sorta di sessione plenaria delle Nazioni Unite: dal collega spagnolo alla ragazza francese ma nata in Algeria, a quella egiziana, dalle persone dell'est Europa a quelle del SudAmerica, non dimenticando gli indiani e gli australiani che in Gran Bretagna sono di casa. Insomma, per dirla con un'espressione un po' scontata, un vero villaggio globale, in cui avere notizie di prima mano sull'attualita' politca e sociale, sulla cultura e le tradizioni dei diversi popoli.

A questo basta aggiungere il fatto che l'expat, soprattutto all'inizio, vive un po' come un nomade immerso in una rete di conoscenze (o social network, come va di moda dire adesso), di gente che va e viene e la frittata e' fatta.

Amici che sono all'estero da piu' tempo di me, mi assicurano che questa reazione agli small talks e' fisiologica e pure ciclica, nel senso che dopo un po' la curiosita' torna. Pero' per quanto mi riguarda, fino a nuovo ordine, basta con gli small talks please.

Monday 2 February 2009

The snow sticks to the ground




Oggi ha nevicato quasi tutto il giorno ed il sottoscritto ha imparato due cose:

1) Anche la BBC ogni tanto trasmette servizi "for dummies" con suggerimenti di deprimente scontatezza ed eccessivo allarme. Citando piu' o meno fedelmente: "Nevica: mettetevi in viaggio solo se necessario, copritevi pesante, assicuratevi che il cellulare sia carico e il serbatoio dell'auto pieno". No comment.

2) The snow sticks to the ground. Sticks, niente "attaches", che in effetti e' orribile, ma a me li' per li' non e' venuto in mente nient' altro. Giusto per ricordarselo, diciamo che la neve in inglese non si attacca, piuttosto si conficca, si incolla al terreno.

E speriamo non si incolli troppo altrimenti finisce che domani mattina mi tocca spalare usando la paletta della cucina o le vaschette del frizer...

Friday 30 January 2009

She is just a beautiful aircraft




Vi ricordate il post relativo ad aircraft ed al fatto che non si declini al plurale?

- one aircraft
- two aircraft
- three aircraft....

Ecco, aircraft infrange un'altra regola, una da Lesson One.

Tra le mie poche certezze sulla lingua inglese c'era quella che agli oggetti, non essendo persone, e' appositamente riservata la terza persona singolare: il neutro it.

Tutto vero, pero' ci sono casi e contesti particolari in cui si usa il femminile.

As esempio, un pilota dell'Airbus A380 parla dell'aereo dicendo: 'She is just beautiful', apprezzamento che, di primo acchito, avrei pensato essere indirizzato alla hostess.

In questa particolare frase, la personificazione dell'oggetto aereo (ma la stessa cosa vale anche per le barche e, immagino, per le auto) si ritrova anche nell'uso dell'aggettivo beautiful, che un'amica inglese mi ha spiegato essere riservato alle persone, mentre per gli oggetti, per esprimere il concetto di bello, si preferisce nice, lovely o similari.

In conclusione, e sperando che aircraft non ci riservi altre sorprese:

- Look, there are two aircraft in the sky
- I like the first one
- Me too, she is so beautiful

e' una conversazione, vagamente demenziale, che solo qualche mese fa avrei considerato piena di errori...

PS (19/02/2012): The old man paid no attention to them and did not pay any attention to anything except steering. He only noticed how lightly and how well the skiff sailed now there was no great weight beside her. She's good, he thought. She is sound and not harmed in any way except for the tiller. That is easily replaced. The old man and the sea - Ernest Hemingway

Thursday 22 January 2009

Bored/2




Postilla grammaticale. Il solito Dictionary mi ricorda che la costruzione di bored e':

- bored with (are you bored with your job?)
- bored by (I'm bored by 'Big Brother', costruzione anche facile da ricordare: 4B)
- bored to (I am bored to death)

Bored of e' comunemente usato ma, a rigore, non ancora considerato corretto. Niente "bored of you' quindi, per fare quelli che hanno studiato.

Spero, con tutte queste sottigliezze, di non avervi bored ;)

Bored/1




Primavera scorsa. Parcheggio di un centro commerciale. Due amici chiaccherano del piu' e del meno mentre camminano verso l'ingresso. Lei e' inglese ma lavora in Italia e parla l'italiano. Lui e' italiano ma lavora in Inghilterra e crede di saper parlare l'inglese. La ragazza sbadiglia.

- "Bored? " (pronunciando "bored") chiede lui.
- "Just a bit tired." Una pausa e poi un po' con sguardo divertito di finto rimprovero: "Ma ancora bored dici? Si dice bord!
- "Come il board di una azienda? Come 'on board'?"
- Si, non si pronuncia quella e!

Ad oggi, il ragazzo continua ad avere la tendenza a dire "bored", arrendendosi alla familiare alternanza consonante-vocale-consonante. Pensa sia una causa genetica, anzi he's sured.

Tuesday 20 January 2009

Scaffolding




In ogni lingua ci sono delle parole che mi colpiscono particolarmente ed indipendentemente dal loro significato.

In spagnolo, lingua che fingo di saper parlare senza averla mai seriamente studiata, mi piaceva tarjeta (telefónica) (carta prepagata per le telefonate) per quella impossibile r arrotata e jota aspirata, e perche', per motivi che sarebbe lungo spiegare, mi ricorda un'estate di tanti anni fa.

In tedesco, con cui c'e' stata una piacevole frequentazione interrottasi malamente sulle innumerevoli varianti della declinazione degli aggettivi, ero incantato da alles zusammen (tutti assieme), che sembra davvero poter abbracciare tutto: dalla a (di alles) alla z (di zusammen),

In francese, se a pronunciarle e' une fille, mi piacciono tutte. Che dire, ognuno ha le sue debolezze ;)

In inglese invece, la mia preferenza va a scaffolding che, per inciso, significa impalcatura; come l'ho sentita mi e' sembrata familiare e mi e' rimasta in mente, forse perche' la trovo molto italiana.

Per iniziare contiene una doppia consonante, cosa che non mi pare cosi' frequente in inglese (don't quote me on that!) e poi si pronuncia piu' o meno come si scrive: s-c-a-f-f-o-l-d-i-n-g, non come tante altre insidiose parole, in cui la meta' della lettere vanno disperse.

Provate a dire ad un inglese, sillabando per bene le lettere, che siete stati a visitare C-o-r-n-w-a-l-l oppure che ieri avete i-r-o-n-e-d le vostre camicie, per non parlare magari di essere giusto un po' b-o-r-e-d.

Solo la sempre gradita british politeness vi salvera' da ironici commenti. Purtroppo per lungo tempo il mio compagno di scrivania e' stato un estroverso australiano...

Friday 16 January 2009

Man flu




Malevole voci femminili, alle quali anche il sottoscritto e' stato recentemente soggetto, affermano che gli uomini diventano particolarmente lamentosi non appena soffrono la minima indisposizione come, e nello specifico della "man flu", il piu' banale raffreddore.

Pare altresi' che le suddette lamentele, accompagnate spesso anche da ripetute richieste di attenzione e supporto (fisico e morale), aumentino quanto piu' stretto e' il grado di parentela o di affetto delle persone vicine al paziente, soprattutto se di sesso opposto.

Credo che l'esperienza di ciascuno smentisca questa semplicistica descrizione dello stato influenzale maschile e ci costringa a derubricare questa espressione come palesemente insensibile nei confronti di soggetti particolarmente bisognosi di cure.

Monday 12 January 2009

Hold tight, please!




Ecco, se il conducente del bus prima di mettere in moto avverte di tenersi forte e poi aggiunge pure un per favore, mi sa che sono proprio tornato in UK!

Si riparte.

Hold tight, please!